Tensioni geopolitiche, il G20 e il PIL i movers più importanti della settimana

 | 24.06.2019 11:54

I mercati hanno aperto la settimana con discreto ottimismo, probabilmente con la speranza che i colloqui tra il presidente degli Stati Uniti e il presidente cinese a margine del vertice del G20 del 28-29 giugno riescano a dirimere la questione commerciale interrotasi a inizio Maggio. L’azionario asiatico ha chiuso sostanzialmente in positivo, mentre i futures statunitensi ed europei restano poco mossi. L'S&P 500, che è balzato ai massimi storici la settimana scorsa dopo che la Fed aveva aperto le porte al taglio dei tassi, sembra voler anticipare ulteriori rialzi.

Nonostante il ministro cinese del commercio, Wang Shouwen, abbia invitato entrambe le parti a scendere a compromessi, venerdì il Dipartimento del Commercio degli Stati Uniti ha aggiunto diverse società cinesi alla "lista delle entità" alle quali impedire di acquistare tecnologia americana senza l'approvazione del governo degli Stati Uniti. In risposta, la Cina ha aggiunto la società statunitense FedEx alla propria "lista di società inaffidabili”.

L’altra spinosa questione riguarda l’Iran, difatti Washington sembra in procinto di annunciare nuove sanzioni quale risposta ai recenti attacchi alle petroliere. L’azione militare, per bocca dello stesso Trump, resta una forte opzione dato che il Presidente USA ha minacciato "una distruzione come mai visto prima" se l'Iran non tornerà al tavolo dei negoziati.

La recente escalation geopolitica ha sostenuto i prezzi del petrolio, con il WTI e il Brent che hanno raggiunto i massimi da 3 settimane. L’ulteriore sostegno al petrolio è arrivato, sempre la scorsa settimana, dal miglioramento del quadro della domanda quale risposta all’orientamento delle principali banche centrali verso il taglio dei tassi di interesse.

Anche l’oro ha usufruito del doppio impulso proveniente dalle crescenti tensioni geopolitiche e dalla caduta dei rendimenti dei titoli obbligazionari, specialmente negli Stati Uniti, con un balzo del metallo prezioso verso i 1400 dollari l’oncia.

In tutto questo contesto il dollaro è sui minimi da 5 mesi contro lo yen, avendo raggiunto una quotazione di 107,04, mentre l'euro ha scalato i massimi degli 3 mesi sfiorando ormai 1,14. La sterlina ha beneficiato del dollaro debole, salendo sopra il livello di $ 1,27.

Anche i dollari australiani e neozelandesi sono stati in prima linea, nonostante le previsioni che sia la RBA che la RBNZ taglieranno ulteriormente i tassi nei prossimi mesi. La Reserve Bank of New Zealand terrà la sua prossima riunione di politica monetaria mercoledì e non dovrebbe tagliare in questa occasione ma potrebbe indicare date precise destinate alla riduzione del costo del denaro. Attenzione però perché il governatore della RBA Philip Lowe sembra mettere in discussione l'efficacia dell'allentamento monetario, avendo accennato alla necessità di ulteriori tagli dei tassi solo la scorsa settimana.

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Ivan Gaddari

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