Atteso PIL USA Q3 tra impennata del greggio e oro altalenante

 | 25.10.2021 11:56

Rally del greggio: una combinazione di carenze artificiali e reali

I tori del greggio inseguono un massimo dopo l’altro nei prezzi, con le scorte razionate dell’OPEC e l’incapacità di alcuni produttori di pompare di più che stanno creando una carenza sia artificiale che reale sul mercato.

Negli scambi asiatici di questo lunedì, i mercati del greggio hanno ripreso da dove avevano lasciato venerdì, aggiungendo un ulteriore 1% al rialzo pre-weekend di quasi il 2%.

Alle 13:15 a Singapore (05:15 GMT), il West Texas Intermediate, il riferimento USA, balza di 91 centesimi, o dell’1,1%, a 84,67 dollari al barile. Il WTI si è attestato in rialzo di 1,26 dollari, o l’1,5%, venerdì, con un guadagno dell’1,8% sulla settimana, salendo complessivamente del 34% su nove settimane.

Il Brent scambiato a Londra, il riferimento globale, sale di 77 centesimi, o dello 0,9%, a 85,41 dollari. Giovedì ha segnato un massimo di tre anni di 86,10 dollari. È rimbalzato di quasi l’1% sulla settimana la settimana scorsa, con un rialzo del 15% su 7 settimane.

Oltre alle pressioni al rialzo legate alle scorte globali, i prezzi del greggio venerdì sono saliti in risposta al crollo delle scorte statunitensi all’hub di Cushing, Oklahoma.

Nel suo aggiornamento settimanale sulle scorte mercoledì, la U.S. Energy Information Administration ha riportato che le scorte di Cushing sono pari a 31,2 milioni di barili, in calo dal minimo di tre settimane della settimana prima di 33,6 milioni.

Inoltre, l’EIA ha reso noto che le scorte di greggio sono scese di 431.000 barili nella settimana terminata il 15 ottobre, rispetto alle stime degli analisti di un aumento di 1,857 milioni di barili.

Si è trattato del primo aumento settimanale delle scorte in un mese riportato dall’EIA, dopo gli aumenti settimanali consecutivi delle settimane precedenti che avevano aggiunto circa 13 milioni di barili alle scorte.

Attesa raffica di dati USA 

A parte il PIL del Q3, questa settimana saranno pubblicati anche il report sugli ordinativi di beni durevoli mercoledì, le richieste settimanali di sussidio di disoccupazione giovedì e i dati sui redditi e le spese pro-capite venerdì. I dati di venerdì includono l’indice PCE core, l’indicatore sull’inflazione preferito dalla Federal Reserve.

I dati economici saranno seguiti con attenzione in quanto arriveranno poco prima del vertice di novembre della Federal Reserve, in agenda la prossima settimana, durante il quale la banca centrale dovrebbe annunciare il piano per l’inizio della riduzione degli acquisti di asset, un passo importante verso eventuali aumenti dei tassi.

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La BCE terrà il suo prossimo vertice di politica monetaria giovedì tra le tensioni tra i funzionari su quanto potrebbe durare l’impennata dell’inflazione nella zona euro e sull’eventualità che la banca debba di conseguenza modificare la politica monetaria.

In occasione del vertice di settembre, i policymaker avevano rinviato la decisione sugli acquisti di bond a dicembre, ma da allora l’inflazione nella zona euro è schizzata al massimo di 13 anni, tra i problemi delle forniture e l’impennata dei prezzi degli energetici.

La Fed probabilmente comincerà il tapering a novembre e la Banca d’Inghilterra ha reso noto che gli aumenti dei tassi di interesse arriveranno presto, perciò la domanda è: la BCE le seguirà a ruota?

La conferenza stampa post-vertice di giovedì con la presidente Christine Lagarde probabilmente fornirà qualche indizio sulla decisione di dicembre.

Probabili ulteriori oscillazioni dell’oro, tra le speculazioni su Fed e BCE

Sebbene la Fed non abbia una tempistica a breve termine per gli aumenti dei tassi, i continui ripensamenti della banca centrale sulla questione stanno pesando sull’oro, portando ripetutamente il prezzo sulle montagne russe.