Banca MPS: il passato è storia, ma il futuro del gruppo sarà alla stessa altezza?

 | 15.05.2023 12:30


Un saluto a tutti e buon inizio di settimana! Come richiesto da voi lettori l’analisi riguarderà un titolo storico del settore bancario italiano: Banca Monte dei Paschi di Siena (BIT:BMPS). L’attenzione dei più, e i timori dei risparmiatori restano sempre indirizzati verso il comparto delle banche, anche alla luce di una crisi del settore che non ha voglia di trovare conclusione in terra americana, con nuove fughe di depositi dalle banche regionali (PacWest Bancorp ha dichiarato che solo nella prima settimana di maggio sono “spariti” quasi il 10% dei depositi totali), alimentando così le incertezze sui mercati. Prima di entrare nel vivo dell’analisi come al solito vi ricordo che qualora aveste delle domande o semplicemente un’opinione da esprimere potete usare la sezione sottostante dei commenti, in cui possiamo interagire più attivamente. Potete anche sfruttare quello spazio per richiedere un’analisi su un titolo di vostro interesse qualora vi apprezziate il mio approccio all’analisi dei titoli (per non perdervi le mie analisi cliccando il pulsante “segui” riceverete una notifica nel momento di pubblicazione di un mio nuovo articolo).

Passando alle cose serie, parliamo un po’ di MPS, una banca storica ma che non finisce mai di sorprendere e di creare discussioni. Il Monte dei Paschi di Siena è infatti ritenuta la banca ancora attiva più antica del mondo, dimostrando ancora che l’Italia (almeno in passato) è stato un paese sempre sul pezzo ed avanzato. La data a cui si fa riferimento nel parlare della fondazione di questo istituto è il 27 febbraio 1472. Inizialmente nata come “Monte Pio” (o “Monte di Pietà”), nel 1624 in seguito a variazioni normative nel regno toscano la banca assunse l’attuale denominazione (infatti il Granduca Ferdinando II di Toscana, in seguito alle riforme dello statuto concesse ai depositanti della zona la garanzia dello Stato, e lo fece vincolando le rendite dei pascoli demaniali, ovvero i “Paschi”). Nel corso dei secoli poi il gruppo assunse maggiori quote di mercato e si espanse, prima in Italia e poi anche oltre i confini con filiali a New York, Singapore, Londra e Francoforte.

Avvicinandosi al nuovo millennio, nel 1990 la banca registra un altro primato, ovvero di essere la prima a diversificare nell’attività di bancassicurazione, mentre nel 1999 la banca si quota finalmente sui listini azionari. Se la prima parte degli anni 2000 è caratterizzata da altre note “positive”, come l’accordo con Banco Santander (BME:SAN) per l’acquisto di Antonveneta per il valore di 9 miliardi di euro, successivamente iniziano le difficoltà che l’hanno resa tristemente famosa. La crisi del 2008 in primis ha provocato i primi stress, e nel 2011 la il Monte dei Paschi registra una perdita di 4,69 miliardi di euro, e a seguito del appena accennato acquisto di Antonveneta la banca registro delle importanti passività. Neanche il cambio di Ad ha giovato al gruppo: nel 2012 viene nominato dal Cda come nuovo amministratore delegato Alessandro Profumo (già Ad di Unicredit (BIT:CRDI) nel decennio precedente), ma le difficoltà si protraggono, tra licenziamenti, chiusura di filiali, cessione di attività, e aumenti di capitale molto diluitivi, uno nel 2014 e uno nel 2015 (dopo i già avvenuti aumenti di capitale del 2008 e del 2011). Restando in tema di aumenti di capitale, la storia non finisce al 2015, ma nel 2017 si ripresenta la necessità di ricorrere a tale strumento per una ricapitalizzazione precauzionale, mentre nel recente 2022 si registra “l’ultimo” aumento di capitale, il sesto in soli 15 anni. Tutti questi problemi interni hanno fatto sì che il gruppo, da quarta banca italiana per capitalizzazione nel 2011, si attesti attualmente al decimo posto in classifica.

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Venendo ai grafici, purtroppo la situazione difficile vissuta dall’istituto senese, si è molto bene riflessa sull’andamento in borsa, lasciandoci di fronte ad un grafico senza molti riferimenti: