Banche e Rating: estate calda come nel 2016?

 | 12.07.2017 14:49


Il 27 giugno 2016, sulla scia della Brexit, l’indice azionario italiano toccava i minimi di periodo in zona 15.000 punti; per il settore bancario italiano quel livello coincide con quello di minimo toccato nel 2012 prima dell’intervento di Draghi, in linea con il medesimo settore bancario europeo.

Ma quale è stata la relazione tra “rating implicito” e “prezzo di Borsa” per le banche?

La Consob, nell’ultimo outlook sui mercati , mostra graficamente l’andamento, per le banche italiane ed europee, di:

1) Il rating ufficiale di Moody’s
2) Il rating implicito sullo spread dei bonds
3) Il rating implito nei prezzi dei CDS
4) Il rating implicito nel rendimento delle azioni

Una curiosità su tutte: per le banche italiane il rating implicito sul mercato azionario (linea gialla) durante i minimi 2016 era notevolmente inferiore a quello dei minimi del 2011-2012 mentre per le banche europee il rating sui minimi del 2016 era migliore rispetto ai precedenti minimi del 2013.

Abbiamo rischiato molto nell’estate 2016, un danno che non era ben prezzato nei semplici corsi azionari dei titoli bancari e che poteva essere letale finanziariamente.

Che la situazione sia in netto miglioramento ma ancora grave, è dimostrato dal fatto che il rating implicito azionario (linea gialla) è salito notevolmente mentre quello implicito nei CDS (linea verde), che non è altro che il valore risultante dalle negoziazioni di banche tra banche, continua a scendere lentamente (per le banche europee è stabile o in leggera salita). Quali spiegazioni?

1) Il 2016 è stato caratterizzato da eventi quali Brexit, elezioni Usa, Referendum Italia, paura tapering…che hanno però portato benefici ai mercati azionari per un rialzo a fine anno che è continuato anche nel 2017
2) A dicembre 2016 è scattato l’ok dell’Europa per gli aiuti di Stato a Montepaschi, quindi a cascata a tutte le altre banche, come successo negli anni passati per gli altri paesi europei.

In defintiva il mercato è più ottimista sulle banche italiane (linea gialla), forse grazie allo Stato “libera tutti”, mentre gli Istituzionali che scambiano CDS sono moderatamente ribassisti (linea verde): le banche ancora non si fidano delle banche italiane.

Forse i CDS stanno scontando il fatto che le banche stiano facendo progressi patrimoniali positivi (taglio costi quali la voce lavoro, cessione cespiti quali gli immobili, cessioni NPL…) ma la situazione rimane molto incerta per quanto concerne la redditività del settore soprattutto davanti ad eventi quali: tassi negativi, disintermediazione, progresso tecnologico, rientro dal QE (tapering) e fine dei finanziamenti europei per i singoli Stati.

Vota l’App
Unisciti ai milioni di utenti che utilizzano l’app di Investing.com per restare sempre aggiornati.
Scarica ora

Una volta risolta l’emergenza patrimoniale è fondamentale chiedersi: quale redditività? Stessa domanda da porre ai nostri politici che continuano a trovare soluzioni semplici ma onerose quali la tassazione dei patrimoni e non incentivando la redditività (produttività).

Per il momento la situazione è tranquilla, come ricordato da Patuelli (ABI) durante l’Assemblea dell’ABI: “I recenti provvedimenti governativi in coordinamento con le autorità europee hanno eliminato i rischi sistemici dal mondo bancario italiano" ma attenzione perché quando tutto è fermo e tranquillo spunta all’improvviso il cigno nero che è sempre dietro l’angolo come un leone, pronto a tendere un agguato alla preda.