BCE e Fed seguono la moda del taglio tassi, ultimo momento di gloria di Draghi

 | 10.06.2019 14:08

All’improvviso, le banche centrali stanno cadendo come tessere di un domino. I due banchieri centrali più importanti del mondo hanno abbandonato ogni riserva e stanno ora parlando più o meno apertamente di tagli di tassi ed allentamento della politica monetaria, seguendo l’esempio di parecchi altri.

Il Presidente della Banca Centrale Europea Mario Draghi, che per mesi ha parlato di come la BCE avrebbe alzato i tassi tra qualche mese, la scorsa settimana non solo ha rinviato ancora la data di un aumento ma non ha neanche escluso che la prossima mossa possa essere un taglio dei tassi. Inoltre, Draghi ha affermato, durante la conferenza stampa successiva al vertice del consiglio direttivo nella capitale lituana di Vilnius, che alcuni policymaker parlano di riprendere gli acquisti di asset tramite il cosiddetto allentamento quantitativo.

Per il momento, la BCE ha ribadito l’annuncio delle operazioni di rifinanziamento mirate a lungo termine, o TLTRO, un modo di iniettare liquidità nel sistema bancario. I termini sono generosi, garantendo che molte banche, soprattutto nei paesi meridionali della zona euro, ottengano il prestito.

Il passo indietro di Draghi alle sue radici caute ha seguito la mossa più drastica del Presidente della Federal Reserve Jerome Powell, che mercoledì ha indicato che, contrariamente alle sue recenti dichiarazioni, la Fed resta pronta ad “intervenire nel modo appropriato “ contro i nuovi rischi derivanti dal persistere delle tensioni commerciali. I mercati hanno correttamente interpretato il termine “appropriato” ad indicare un taglio dei tassi ed a segnalare che Powell è pronto ad abbandonare la sua posizione se necessario per compensare gli effetti negativi dei dazi sulla crescita economica.

Come a sottolineare il rischio, i dati sul mercato del lavoro USA pubblicati venerdì hanno rivelato un aumento di soli 75.000 posti di lavoro, molti meno rispetto ai solidi numeri degli ultimi mesi che vedevano centinaia di migliaia di nuovi posti di lavoro.

L’inversione di rotta di Powell e Draghi arriva mentre le banche centrali in Australia ed India hanno tagliato i tassi di riferimento la scorsa settimana, dopo un maggio in cui una serie di mercati emergenti hanno fatto lo stesso.

Il dietrofront di Powell ha fatto sì che il tono cauto di Draghi influisse poco sull’euro, in quanto gli investitori hanno considerato più importante l’impatto di un taglio dei tassi USA. Inoltre, e molti analisti sono d’accordo, è anche considerato più imminente, visto l’impatto più diretto dello scontro commerciale sull’economia USA. E poi la Fed ha molto più spazio di manovra. Il suo tasso di riferimento è al momento al 2,25-2,50, mentre quello della BCE è già a zero.

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