Bitcoin +75% sull’anno in corso, riemerge la crisi bancaria

 | 27.04.2023 16:07

L’ultimo fattore di innesco per il rally del Bitcoin è stato il report sui risultati della First Republic Bank (NYSE:FRC), accompagnato dalle voci di una confisca federale.

Per tanto tempo dopo il suo lancio, è stato comune definire il Bitcoin un rifugio dall’inflazione. Questa tesi è stata messa alla prova nel 2022, quando la Federal Reserve ha iniziato il più rapido ciclo di aumenti dei tassi in 40 anni per frenare una altrettanto storica inflazione. Il prezzo del Bitcoin ha segnato i 30.000 dollari oggi, con un’altra banca statunitense che sembra vicina al collasso.

Il Bitcoin trae vantaggio dai timori per le banche

Con la Fed che ha aumentato la massa monetaria M2 del 39% dal 2020 al 2022, tutti i cripto asset ne hanno beneficiato. La storica impennata di liquidità ha fatto salire sia titoli che cripto, con queste ultime che si sono avvicinate alla soglia dei 3 mila miliardi di dollari di market cap nel novembre 2021. E il prezzo del Bitcoin ha segnato un massimo storico di 67,5 mila dollari.

Tuttavia, quando la Fed ha iniziato a risolvere il danno che aveva causato, l’inflazione, il Bitcoin è scivolato. Il quantitative easing (QE) è diventato quantitative tightening (QT), il dollaro si è rafforzato e il prezzo del Bitcoin si è sgretolato. Le cose sono peggiorate con l’affondamento dei grandi cripto-operatori, da Terra e Celsius a 3AC e FTX.

Ma, col ciclo di aumenti vicino alla fine e la Fed che fa tremare le gambe delle banche commerciali più fragili, il Bitcoin torna a prosperare.