Bitcoin, tra finanza comportamentale e banche centrali

 | 22.11.2017 12:03

Bitcoin, la moda del momento.

Le cryptovalute stanno assumendo la stessa funzione degli iPhone: nessuno sa perché ma tutti li vogliono.

Non è mio compito entrare nel merito della questione, di esperti che scambiano il Bitcoin "da quando valeva appena 3 dollari" è pieno il web.

Il tema che mi interessa analizzare con voi è la finanza comportamentale applicata a questo strumento.

Il mercato del Bitcoin è ancora estremamente piccolo, stiamo parlando di uno strumento che capitalizza circa 136 miliardi di dollari.

Risulta facile dedurre che di grandi investitori non ve ne siano in questo mercato e che la composizione sia dominata principalmente da piccoli e medi retail attratti dall'andamento estremamente volatile che sembra promettere rendimenti esponenziali nel tempo.

Siamo in presenza del primo schema Ponzi nato spontaneamente.

Il merito non sta nel contenuto ma nel contenitore.

Chi sta acquistando Bitcoin in questi mesi sono principalmente persone sprovvedute che hanno affrontato solo sommariamente la questione. Chi entra in questo mercato lo fa per un solo fine: arricchirsi.

Non penso ci siano similitudini con la bolla dei tulipani, il Bitcoin potrebbe effettivamente avere un futuro, ma senz'altro ve ne si trovano nell'approccio comportamentale dell'investitore, accecato dall'idea che ci si possa arricchire smodatamente in tempi molto brevi e senza alcuna competenza.

Il grande interesse suscitato nella massa di risparmiatori scarsamente educati finanziariamente, lascia immaginare che nel caso si riuscisse a mettere sul mercato uno strumento facilmente acquistabile da tutti -come un ETF-, assisteremmo ad un trionfo della promozione finanziaria.

Aldilà di come andrà a finire, le crypto sono l'ennesima dimostrazione di quanta strada ci sia da fare in termini di educazione.

In termini normativi, apparentemente sempre più stringenti, si sottolineano gli enormi buchi neri che lo sviluppo tecnologico genera. Erogare servizi di consulenza diventa sempre più difficile ma chiunque rimane libero di mettere i propri soldi dove vuole senza alcuna coscienza di ciò che sta facendo.

C'è un confine tra libertà individuale ed interesse della comunità.
Certamente è giusto che ogni individuo possa fare del proprio denaro ciò che vuole ma è altrettanto vero che tutti gli Stati del mondo puniscono severamente chiunque distrugga denaro (In Italia è l'articolo 454 del codice penale).

In altre parole, io sono libero di spendere come voglio il mio denaro ma non sono libero di buttarlo dentro il WC di casa mia.

La motivazione appare evidente, la libertà dell'individuo di distruggere il proprio denaro sarebbe un grave danno per l'economia complessiva del paese emittente e dunque un danno per la comunità.

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In questo senso si innesta il Bitcoin.

Miliardi in valute "ufficiali" si stanno tramutando in cryptovalute, strumenti che tecnicamente non esistono e non sono spendibili nel 99.9% delle attività commerciali del mondo.

Il Bitcoin ha valore solo se tramutato in valuta "ufficiale". Chi in questi anni ha beneficiato dell'apprezzamento della cryptovaluta, per godere dei propri profitti ha dovuto riconvertire Bitcoin in dollari o euro che fossero.

Difficilmente avrà comprato un attico in centro a Milano pagandolo in BTC.

La preoccupazione delle banche centrali è anche questa.

Vedersi polverizzare centinaia di miliardi di dollari in un semplice click con una effettiva perdita di ricchezza reale perché, a differenza delle speculazioni canoniche dove qualcuno perde e qualcuno vince, con il collasso della Blockchain avremmo una effettiva distruzione di denaro, esattamente come una grande forno crematorio.

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