L’emissione di bond dai paesi del Golfo trova una calda accoglienza

 | 01.09.2020 16:32

Subito dopo la prima crisi petrolifera degli anni ’70 gli emirati e i regni sulle coste del Golfo Persico avevano così tanti soldi che era difficile trovare il modo in cui “riciclare” tutto quel denaro.

È così che nacque un florido mercato di eurobond, quando eurobond significava bond in dollari venduti fuori dagli USA.

Quei tempi sono ormai lontani. Ora sono proprio quegli emirati che sfruttano gli investitori internazionali con una valanga di emissioni di bond che ha creato una forte domanda.

Flussi monetari in difficoltà

Dubai, Abu Dhabi, il Qatar, o l’Arabia Saudita non sono certo caduti in disgrazia, nonostante il crescente utilizzo di alternative ai combustibili fossili ed il brusco calo dei prezzi del petrolio e del gas a causa della pandemia di COVID-19. Tutte quelle riserve ci sono ancora, ma i paesi ricchi di petrolio del Medio Oriente hanno un problema di flusso monetario, che deve esserci invece per mantenere lo stile di vita al quale sono abituati.

I carburanti fossili andranno via via eclissandosi. Forse il segnale più eclatante è stato in benservito che il Dow Jones Industrial Average ha dato ad Exxon, che entrò nell’indice nel 1928 sotto il nome di Standard Oil of New Jersey.