“Buona Inflazione” e strong buy azionario

 | 04.03.2021 12:44

Sui testi universitari di finanza si legge che un po’ di inflazione fa bene. Come mai? Semplicemente perché, a causa della perdita di potere di acquisto della moneta nel tempo, un lento e limitato aumento dei prezzi verrebbe scaricato dalle imprese sul consumatore finale alzando leggermente i prezzi di vendita di beni e servizi finali. Questo meccanismo, a parità di consumi e redditi delle imprese e dei cittadini, porta anche crescita.

L’aumento dei prezzi ha poi anche un effetto benefico sui debiti pubblici: la tassa da inflazione. Attenzione però: l’attuale alto debito (pubblico e privato) corre un pericolo di alta duration, se i tassi dovessero salire velocemente e con intensità allora i debiti perderebbero valore (vedi i btp già emessi sul mercato) creando un pericoloso effetto domino di vendita degli istituzionali di titoli del debito con giudizio di rating non più affidabile. Una lenta e costante crescita dell’”inflazione buona” potrebbe invece aiutare l’economia reale e fare bene ai debiti pubblici nonché ai bilanci delle banche centrali. Così come esistono “debiti buoni (produttivi)” e “debiti cattivi (improduttivi)” allora esiste “inflazione buona (crescita lenta e sotto controllo)” e “inflazione cattiva (veloce, improvvisa, spesso accompagnata da svalutazione della moneta)”.

Attualmente il messaggio del mercato è: la volatilità è bassa (vix) ma il rischio down side molto alto (skew) ma stabile fino a quando i tassi di inflazione sono sotto controllo. Se il rapporto Vix/Yield 10 years dovesse scendere sotto il livello di 10, storicamente tranquillo, allora la Borsa potrà salire parecchio, attenzione però allo skew: se arrivasse il cigno nero farebbe malissimo, come non mai, per colpa delle politiche espansive di questi anni delle banche centrali.