Cina: crisi evitabile o no?

 | 24.10.2016 17:54


La Cina ha annunciato che la sua economia è cresciuta del 6,7% per il terzo trimestre consecutivo.
Questa crescita rappresenta uno dei fattori costanti dell'economia cinese, che però è in forte contrasto con i dati, ben più instabili, relativi ai livelli di debito.

La preoccupazione riguardo al debito non accenna difatti a diminuire.

Come la quantità di leve finanziarie all'interno dell'economia cinese continua ad aumentare, nella stessa maniera il senso di apprensione è sempre più diffuso.

Come questo grafico (immagine 1) della National Australia Bank dimostra, il rapporto percentuale tra il livello del debito totale della Cina ed il suo PIL è oggigiorno paragonabile a quello delle economie avanzate più indebitate.

La NAB afferma addirittura che il debito della Cina, stimato a circa il 323% del PIL nel 2° trimestre del 2016, sia superiore rispetto alle cifre dichiarate, a causa della mancata possibilità di fotografare le molte "ombre" del settore bancario cinese.

Ad ulteriore dimostrazione della rapidità che il debito sta crescendo, questo grafico (immagine 2) della Bank of International Settlements (BIS) mostra il rapporto tra la crescita del settore di credito privato non finanziario con il PIL.

Alla fine di marzo di quest'anno il suddetto indicatore era al 30%, un livello tre volte superiore alla soglia del 10% che il BRI ritiene essere un segnale d'allarme che indica che i livelli di accumulo del debito sono vicini all'insostenibilità.

La scorsa settimana nel suo rapporto semestrale la Reserve Bank of Australia ha avvertito che in Cina "la concomitanza tra l'aumento del debito ed un sensibile rallentamento della crescita economica sta sollevando la possibilità di inadempienze diffuse e perturbazioni economiche".

Ha inoltre riconosciuto che "il sistema finanziario cinese è diventato sempre più opaco, abnorme ed interconnesso", sollevando "ulteriori preoccupazioni sulla qualità dell'attivo e riguardo le posizioni finanziarie di parti del sistema stanno facendo lievitare i rischio di un possibile contagio finanziario".

Il tema al centro della questione è di conseguenza la difficile decisione che spetta al mondo politico cinese: è corretto continuare a concentrarsi sulla crescita a breve termine, raggiungendo prezzi di gran lunga superiori alle relative medie storiche e rischiando di creare instabilità finanziaria per il prossimo futuro? Oppure devono permettere un rallentamento della crescita, con una conseguente diminuzione del rischio e la prospettiva di probabili disordini sociali?