Con un po' di risparmio degli Italiani, Piazza Affari potrebbe raddoppiare?

 | 04.07.2022 08:39

Il risparmio è elevato ma la Borsa viene snobbata

In seguito alla ampia e proficua discussione fra tutti gli attori del sistema di come portare le imprese Italiane in Borsa (vedi Libro Verde “La competitività dei mercati finanziari italiani a supporto della crescita”), a breve dovrebbe esserci una schiarita. Ma perché il listino di Piazza Affari non rappresenta l’economia Italiana?
Partiamo dal risparmio. Come indicano i dati della Banca d’Italia ci sono circa 1.500 miliardi di euro sui conti correnti delle banche (erano 1.100 a fine 2018, prima della pandemia). Per dare un termine di paragone, pensiamo che il PIL a fine 2021 era 1.781 miliardi di euro. Un parte è investita dalla banche stesse (dando credito alle imprese), ma stimiamo che oltre 400-500 miliardi siano sostanzialmente depositati in attesa di eventi e quindi non investiti. Sono quindi improduttivi.
 
Sui conti correnti i risparmi sono improduttivi…
Se rimangono improduttivi non fanno “girare l’economia”, non creano posti di lavoro, non creano ricchezza e non fanno crescere la nazione e il reddito personale (tutti siamo più poveri). L’Italia, come noto, è uno dei paesi con maggiore propensione di risparmio al mondo pari all’11% e nonostante risulti in leggera flessione rispetto al boom sperimentato durante la pandemia, rimane tra i maggiori d’Europa. Va detto che l'aumento del risparmio non è un fenomeno atipico durante una crisi, ma l'entità dell’incremento sperimentata durante la pandemia è insolita ed è in parte dovuta all'accumulo di fondi quale effetto delle restrizioni imposte sulle attività di spesa (quello che si chiama il risparmio forzato).
 
… e non fanno girare l’economia
Se il risparmio è improduttivo non fa girare l’economia. Risparmio vuol dire rinuncia a consumi attuali per consumi futuri. Già, ma futuri quando. Se il risparmio continua a crescere (come dicevamo, pure negli ultimi due anni con il Covid) si rinunciare a consumare oggi per consumare domani. Ma con consumi fermi oggi, le imprese sono costrette a produrre meno, a ridurre i costi (in primis quelli del lavoro), e/o ad abbassare la qualità dei prodotti e ridurre gli investimenti per mantenere profitti adeguati ad assicurare la propria economia sopravvivenza. Nel frattempo però il resto del mondo corre e investe. Tempo una generazione e sei fuori dal mercato. E’ proprio quello che sta succedendo al nostro Paese.
 
Perché gli italiani non investono nelle proprie aziende?
Le ragioni sono diverse: da quelle storiche (i rendimenti elevati dei titoli di Stato negli anni 70-80 hanno creato quella che si chiama illusione monetaria: ti sembra di essere più ricco, ma l’inflazione si mangia tutto il rendimento), fino ad arrivare alla scarsa preparazione finanziaria (la minore al mondo) degli investitori. Ma anche il fatto che gli Italiani non si fidano delle proprie imprese e dello scenario socio - economico - politico del proprio Paese. Ma occorre rifarsi un po’ alla storia per sapere che per esempio la Germania storicamente è fallita tre volte, le cui ultime due sono state nel 1932 – la repubblica di Weimar - e nel 1953 dopo la sconfitta della seconda guerra mondiale, l’Italia mai. Ha sempre onorato i propri debiti.
 
Piazza Affari rappresenta solo una parte dell’economia del paese
A differenza degli altri paesi Europei, la Borsa Italiana non rappresenta per nulla la forza della nostra economia (il rapporto tra capitalizzazione complessiva e PIL è del 47% in Italia e oltre il 100% in Francia e Germania). Sia perché tante imprese non scelgono la via della quotazione per reperire risorse finanziarie per fare gli investimenti necessari alla crescita, sia perché gli imprenditori sono ancora troppo arroccati su posizioni campanilistiche e padronali, sia perché il sistema finanziario è ancora troppo bancocentrico (e da qui arriva una parte della sua fragilità). 
Ma anche perché la nostra economia è rappresentata in larga parte da piccole e medie imprese (oltre l’80% dell’occupazione) che solo da una decina d’anni hanno un mercato a loro dedicato. Mercato sul quale tutti gli attori devono concentrare gli sforzi.
 
Gli sforzi ci sono, ma sono poco organici
Diversi sono stati gli sforzi legislativi per favorire un’economia di mercato, ma tutti poco organici. Non si è mai messa seriamente mano all’intera disciplina che governa il risparmio (tutelato dalla Costituzione nell’art. 47) e gli investimenti, con il risultato che imprese e soprattutto investitori si sono allontanati e si allontano tutt’ora dalla Borsa Italiana (tante società infatti si quota sui mercati esteri): secondo uno studio della Banca d’Italia tra il 2007 e il 2019 il 60% delle OPA ha riguardato il delisting (il 90% nel 2019).
 
Occorre quindi uno sforzo comune per riavvicinare il mondo del risparmio e quello dell’investimento (se non ora quando), perché con le sole forze messe in campo dall’Europa (Next Generation EU) e dal Governo (il PNRR) il paese, che ricordiamolo ha un rapporto debito/PIL intorno al 150%, difficilmente riuscirà a fare tutti gli investimenti necessari per raggiungere la crescita potenziale e sostenibile del PIL, che si aggira intorno al 2-2,5%.
 
Siamo ottimisti perché le risorse e la fantasia non ci mancano
Siamo ottimisti, nonostante abbia l’impressione che la campagna elettorale con tutto quello che si porta dietro, sia già partita. Negli ultimi 18 mesi abbiamo visto l’Italia ritrovare la credibilità internazionale perduta e abbiamo visto gli investimenti esteri tornare nel nostro paese, sia in Borsa sia come private equity. La strada da fare è però ancora lunga, ma la direzione è quella giusta. Dobbiamo smuovere la massa di denaro dormiente e favorire un flusso di investimenti privati all’economia reale, per esempio costituendo un “Fondo Sovrano” misto pubblico/privato o ancora favorendo la costituzione di campioni mondiali in diversi settori produttivi (sul modello francese per intenderci) e rendere più snella l’intera procedura di quotazione (come dicevamo le novità dovrebbero arrivare a breve). I tempi e i modi li conosciamo, le risorse e la fantasia non ci mancano (a problemi nuovi occorre trovare soluzioni nuove). Occorre la volontà di farlo.
 

Vota l’App
Unisciti ai milioni di utenti che utilizzano l’app di Investing.com per restare sempre aggiornati.
Scarica ora

Il trading degli strumenti finanziari e/o di criptovalute comporta alti rischi, compreso quello di perdere in parte, o totalmente, l’importo dell’investimento, e potrebbe non essere adatto a tutti gli investitori. I prezzi delle criptovalute sono estremamente volatili e potrebbero essere influenzati da fattori esterni come eventi finanziari, normativi o politici. Il trading con margine aumenta i rischi finanziari.
Prima di decidere di fare trading con strumenti finanziari o criptovalute, è bene essere informati su rischi e costi associati al trading sui mercati finanziari, considerare attentamente i propri obiettivi di investimento, il livello di esperienza e la propensione al rischio e chiedere consigli agli esperti se necessario.
Fusion Media vi ricorda che i dati contenuti su questo sito web non sono necessariamente in tempo reale né accurati. I dati e i prezzi presenti sul sito web non sono necessariamente forniti da un mercato o da una piazza, ma possono essere forniti dai market maker; di conseguenza, i prezzi potrebbero non essere accurati ed essere differenti rispetto al prezzo reale su un dato mercato, il che significa che i prezzi sono indicativi e non adatti a scopi di trading. Fusion Media e qualunque fornitore dei dati contenuti su questo sito web non si assumono la responsabilità di eventuali perdite o danni dovuti al vostro trading né al fare affidamento sulle informazioni contenute all’interno del sito.
È vietato usare, conservare, riprodurre, mostrare, modificare, trasmettere o distribuire i dati contenuti su questo sito web senza l’esplicito consenso scritto emesso da Fusion Media e/o dal fornitore di dati. I diritti di proprietà intellettuale sono riservati da parte dei fornitori e/o dalle piazze che forniscono i dati contenuti su questo sito web.
Fusion Media può ricevere compensi da pubblicitari che compaiono sul sito web, in base alla vostra interazione con gli annunci pubblicitari o con i pubblicitari stessi.

Esci
Sei sicuro di voler uscire?
No
Annulla
Salvare le modifiche