Crollo dello JPY dopo l’annuncio della BoJ

 | 22.04.2016 10:38

In Asia, l’USD/JPY è balzato di più dell’1%, portandosi a 110,50, dopo che la BoJ ha annunciato che sta valutando di offrire prestiti a tassi negativi alle istituzioni finanziarie e un altro taglio del tasso.

Separatamente, ad aprile il PMI manifatturiero giapponese si è attestato a 48 punti, deludendo la stima pari a 49,5 punti e sotto i 49,1 del rilevamento precedente. La valuta giapponese è scesa ai minimi da due settimane contro l’USD, perché gli investitori hanno capito che la BoJ potrebbe essere davvero determinata a far indebolire ulteriormente lo yen.

Per il momento, l’USD/JPY si muove verso il supporto precedente, ora diventato resistenza, a 110,67, mentre al ribasso si osserva un supporto a 108,87 (minimo 20 aprile).

Analogamente, la coppia EUR/JPY è salita dell’1,05% a Tokyo, raggiungendo quota 124,90. La coppia ha recuperato quasi completamente le perdite di ieri, dopo la decisione della BCE di mantenere i tassi invariati.

Come previsto, la Banca Centrale Europea ha lasciato invariati i tassi di riferimento, fornendo ulteriori dettagli sull’entità dell’aumento del suo programma di acquisto di bond. Come già annunciato, il programma sarà esteso anche a società che non sono banche, mentre la scadenza dei titoli sarà compresa fra i 6 mesi e i 30 anni. Inoltre, l’istituzione potrebbe comprare questi titoli sia sui mercati primari, sia su quelli secondari. Infine, l’istituzione europea potrebbe comprare fino al 70% di una singola emissione.

Nel complesso, nessuna novità, quasi tutto era già stato scontato. Nell’immediato, i rendimenti dei titoli di Stato tedeschi sono scesi, ma poi sono rimbalzati rapidamente sui livelli iniziali, suggerendo che il mercato è stufo di sentire interventi verbali e ora vuole vedere degli effetti veri e propri sul tasso d’interesse.

Come anticipato nello Snapshot sul Mercato di ieri, l’EUR/USD si è mosso lateralmente in vista della riunione della BCE, per poi oscillare bruscamente durante la conferenza stampa, ma alla fine la coppia è tornata sui livelli iniziali, salendo comunque fino a 1,14 sulla scia dei commenti di Draghi.

Come di consueto, il comparto delle materie prime ha reagito positivamente al consolidamento dei prezzi del Petrolio Greggio. Il dollaro australiano è salito dello 0,25% a Sydney perché il parametro di riferimento internazionale, il greggio Brent, si è stabilizzato intorno a i 43,70 USD al barile.

Ciò nonostante, l’AUD/USD non ha la forza necessaria per violare la resistenza a 0,7849, perché gran parte del rialzo della scorsa settimana è dovuta al rally delle materie prime e non a segnali positivi dall’economia australiana. È pertanto plausibile che vi sia un capovolgimento del momentum dell’AUD non appena finirà il rally delle materie prime.

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Sul fronte azionario, fatta eccezione per le piazze giapponesi, spinte dall’annuncio della BoJ, gli indici asiatici si muovono per lo più in territorio negativo. Il Nikkei e il Topix hanno guadagnato rispettivamente l’1,20% e lo 0,99%.

Nella Cina continentale, l’indice CSI 300 è in rialzo dello 0,35%, spinto dall’ulteriore apprezzamento dei titoli tecnologici. Sulle piazze offshore, l’Hang Seng di Hong Kong ha fatto registrare un rialzo dello 0,77%, il Taiex di Taiwan ha invece ceduto lo 0,38%. In Europa, i future puntano a un’apertura in ribasso, perché gli operatori sembrano restii a spingere al rialzo i titoli in vista del fine-settimana.

Oggi gli operatori monitoreranno i PMI di Markit in Francia, Germania, Eurozona e USA; gli ordini industriali e le vendite al dettaglio in Italia; le vendite al dettaglio e l’IPC in Canada.

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