Damian Nowiszewski | 28.03.2023 16:04
Alla fine della scorsa settimana, abbiamo assistito ad un’altra caduta ad effetto domino, con la crisi bancaria che minaccia USA ed Europa.
Stavolta è toccato a Deutsche Bank (ETR:DBKGn), le cui azioni ultimamente sono crollate di oltre il 10%. E questo dopo il brusco aumento dei CDS (credit default swap) della banca, che riflettono il costo per gli obbligazionisti dell’assicurazione contro l’insolvenza della banca.
Ci sono speculazioni che l’innesco sia stato l’annuncio di un riscatto anticipato dei bond Tier 2. Sebbene, in teoria, questo non sia un segnale di debolezza, il mercato l’ha interpretato come tale.
A causa degli storici problemi strutturali di Deutsche Bank, il mercato tende a saltare a conclusioni negative.
Fonte: Bloomberg
Deutsche Bank sotto la lente da un po’
I problemi strutturali di uno dei maggiori istituti finanziari tedeschi, i cui asset sono valutati intorno agli 1,5 mila miliardi di dollari, risalgono alla crisi finanziaria del 2008.
Il problema più grosso all’epoca era la divisione investimenti, in perdita, che ha subìto uno spin-off ed è poi stata gradualmente eliminata, oltre a varie multe imposte dai regolatori.
La base del piano di ripresa negli ultimi anni è stata focalizzarsi su aree bancarie tradizionali, come corporate e retail banking, che, in base al report 2022, è in fase di implementazione.
Il risultato, che può essere considerato un segno positivo, è un profitto di oltre 6,45 miliardi di dollari, escludendo la divisione investimenti della banca.
Qual è il problema della banca tedesca?
Si tratta di una questione di fiducia, non solo nelle singole banche, ma nell’intero sistema.
Al momento, nessuna delle banche nel sistema a riserva frazionaria può sopravvivere alla cosiddetta corsa agli sportelli, ossia ad un massiccio prelievo dei depositi.
Anche se non c’è niente di sbagliato fondamentalmente in Deutsche Bank, la cattiva reputazione della banca potrebbe diventare un problema serio.
Le banche centrali dovranno stampare soldi?
Dati gli annunci e le azioni delle maggiori banche centrali, soprattutto la Fed, sembra che il rimedio per una potenziale crisi bancaria sia ancora una volta stampare denaro, una cosa tristemente familiare.
In pratica, le proposte della Fed sono di fornire liquidità alle banche che la necessitano (ossia la creazione di più denaro dal nulla) e un aumento della dimensione delle garanzie della banca, un salvataggio a breve termine ma allo stesso tempo un peggioramento della crisi strutturale.
Questo perché le banche con un garante dell’ultimo minuto alle spalle, che arriverà in soccorso se qualcosa va male, saranno meno incentivate a gestire il rischio in maniera efficace o a migliorare la gestione in generale, e questo crea un azzardo morale.
D’altra parte, le garanzie dei depositi tendono a ridurre la pressione sulle banche dai clienti, che si concentreranno di più sui tassi di interesse, anziché sulla situazione finanziaria dell’istituto.
E questo ha senso dal punto di vista del cliente, in quanto i fondi sono legalmente protetti. Quindi, sembra proprio che la banca centrale ancora una volta dovrà stampare denaro.
Tuttavia, stavolta c’è un fattore chiave che potrebbe spingere la Federal Reserve a pensarci due volte prima di continuare a rilasciare centinaia di miliardi di dollari sul mercato: l’inflazione.
Minimi dello scorso anno all’orizzonte
Le azioni di Deutsche Bank si trovano in un trend in discesa dall’inizio del mese. Il titolo si sta avvicinando ai minimi del 2022, che si trovano poco sopra il livello dei 7 dollari.
Un attacco su quest’area è probabile. Se gli orsi la infrangeranno, il minimo del marzo 2020 potrebbe essere il prossimo obiettivo.
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Nota: L’autore non possiede nessuno degli asset menzionati.
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