Dopo le materie energetiche il 2022 sarà l’anno della produzione alimentare

 | 10.01.2022 09:57


In questo articolo andremo ad analizzare sia sotto l’aspetto fondamentale che tecnico le prospettive per il 2022 delle merci alimentari agricole e non agricole.

Antefatto

Tra le maggiori fonti di inflazione globale, in questo momento, ci sono due categorie di spesa che di solito gli economisti rimuovono dalle valutazioni, ritenendole “transitorie”, concentrandosi sulle cosiddette misure “core“, cioè di nucleo inflazionistico ritenuto più problematico perché persistente. Questa volta, la “volatilità” rialzista di generi alimentari ed energetici non sembra destinata ad esaurirsi rapidamente e, anche quando i prezzi cesseranno di aumentare (facendo quindi scomparire l’inflazione), il rischio è che restino alti, danneggiando il bilancio delle famiglie. Oggi parleremo dei generi alimentari, delle sue prospettive e dello scontro tra le due super potenze Stati Uniti e Cina.

Negli Stati Uniti, Joe Biden è sempre più preoccupato del danno che prezzi elevati infliggono al consenso verso la sua amministrazione. Dopo aver tentato di convincere l’Opec+ ad aumentare la produzione oltre il previsto per calmierare i prezzi e minacciato di usare quantità omeopatiche della riserva petrolifera nazionale, ora il focus è sull’alimentare e in particolare sulla lavorazione delle carni. In Cina la memoria è lunga e qualcuno forse sta già rivangando i ricordi di anni di carestie che hanno fatto milioni di morti.

Analisi Fondamentale: Lo scontro tra superpotenze affamate

Gli Stati Uniti

La Casa Bianca ha scoperto che negli Stati Uniti c’è un potenziale problema di antitrust: solo quattro aziende controllano l’85% del mercato della lavorazione di carni bovine, il 70% delle suine e il 54% di quello del pollame. Mentre la quota di profitti che va ad allevatori e agricoltori è in discesa, le famiglie pagano di più per le carni, con quelle bovine e il pollame che incidono maggiormente sull’inflazione alimentare per pasti domestici. A novembre, a fronte di una inflazione tendenziale del 6,8%, l’indice di prezzo delle carni è aumentato del 16% su base annua.

Questo assetto di mercato, secondo la Casa Bianca, pone anche un rischio di sicurezza alimentare. Motivo per cui si è deciso di concedere sovvenzioni e altri incentivi finanziari alle aziende minori nel settore della lavorazione delle carni.

Tra le altre iniziative antitrust, l’amministrazione ha deciso di creare un portale online dove segnalare le presunte violazioni della legge sulla concorrenza nel settore, gestito dai Dipartimenti della Giustizia e dell’Agricoltura.

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Le pressioni inflazionistiche ed il livello di profitti di alcuni settori hanno nuovamente riportato nell’attualità il tema dell’antitrust negli Stati Uniti. Oltre a posizioni più radicali che chiedono espressamente forme di controllo dei prezzi.

La Cina

Il Dipartimento dell’Agricoltura statunitense ha scoperto che, entro la metà di quest’anno (2022), la Cina deterrà il 69% delle riserve mondiali di mais, il 60% di quelle di riso e il 51% di quelle del grano. Il governo di Pechino ammette che si tratta di livelli elevati. La motivazione dovrebbe essere quella di mettersi al riparo dai maggiori esportatori alimentari mondiali come gli Stati Uniti, ma questo accaparramento contribuisce ai forti rialzi dei prezzi e mette in ginocchio i paesi poveri, oltre a stressare i bilanci di quelli sviluppati.

Una dinamica che alimenta i rincari a matrice, visto che questi prodotti agricoli entrano nei regimi alimentari del bestiame. Se poi aggiungiamo la crisi dei fertilizzanti, causata dagli elevati costi del gas naturale che viene usato per produrre i composti azotati, il cerchio si chiude.
Nel corso di novembre 2021, un comunicato governativo cinese ha invitato le autorità locali ad approvvigionarsi per avere adeguate forniture alimentari nei mesi invernali, questo ha scatenato il panico. Non si può escludere che quella comunicazione avesse un qualche rapporto con la situazione pandemica.
La consistenza degli stock strategici di materie alimentari cinesi non è nota ma, a seguito di quell’episodio, il governo comunicò che le scorte di grano erano sufficienti per 18 mesi. Sembra che l’obiettivo strategico cinese resti quello di rendere il paese sempre meno dipendente dalle importazioni ma le difficoltà non mancano, si considerino: la progressiva riduzione di terre coltivabili, causa urbanizzazione e contaminazione dei suoli, la minore produttività delle aziende agricole, a cui si cerca di ovviare con programmi di meccanizzazione ed automazione, tuttavia tutte queste soluzioni richiederanno diverso tempo.

Analisi Tecnica: Prospettive sui principali future alimentari

Grano

La quotazione del grano è da sempre legata alla stagionalità dei raccolti, tuttavia la sempre maggiore richiesta di questa materia per garantire riserve strategiche oltre che un consumo maggiore post-pandemia potrebbe far salire ulteriormente la quotazione.