Draghi: Fondamentali per un’EUR più debole oggi di gran lunga migliori

 | 08.08.2014 12:17

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La BCE ha lasciato i tassi invariati agli attuali minimi storici. Il tasso principale per le operazioni di rifinanziamento rimane allo 0,15%, il tasso marginale sui prestiti e quello sui depositi rispettivamente allo 0,40% e al -0,10%. Il discorso del presidente della BCE Draghi ha rispettato ampiamente le previsioni accomodanti del mercato. Nella sua conferenza stampa mensile, Mario Draghi ha detto che i tassi negativi sui depositi sono stati un successo e che i tassi rimarranno su questi livelli per un periodo prolungato (2017-2019 come obiettivo). Il corso divergente della BCE rispetto a Fed e BoE è stato il passaggio cruciale.

Rallenta l’inflazione, ma le previsioni di lungo termine restano ancorate

Draghi ha detto che si prevede un ulteriore rallentamento dell’inflazione nel breve termine, dovuto soprattutto ai prezzi dei prodotti energetici. Ciò nonostante, le previsioni sull’inflazione di lungo termine restano ancorate, poiché non si assiste alla formazione di un ciclo ripetitivo di prezzi bassi, che spinge le famiglie a posticipare gli acquisti, contribuendo così all’avvento effettivo della deflazione. Draghi prevede una ripresa graduale delle dinamiche dei prezzi per il 2015-2016, l’obiettivo è un recupero verso l’obiettivo del 2% della BCE.

Prestiti ancora deboli

Secondo Draghi, i prestiti mostrano segnali di stabilizzazione, c’è un miglioramento nella richiesta netta di prestiti da istituzioni non finanziarie. Ciò nonostante, poiché gli standard per concedere i prestiti rimangono “piuttosto stringenti”, solo le banche possono agire per migliorare la loro posizione sul fronte dei capitali. A questo proposito, il presidente della BCE ha sottolineato l’importanza di riforme strutturali che favoriscano lo sviluppo delle imprese private. Attualmente il processo di avvio di un’impresa individuale è troppo lungo e ciò limita la velocità della ripresa nell’Eurozona. Con le operazioni TLTRO si punta a un’espansione significativa del credito, che dovrebbe attestarsi fra i 450 e gli 850 mld di euro. Secondo Draghi, il programma arriva al “momento giusto”, perché c’è bisogno di questa liquidità. L’efficacia della trasmissione dipenderà però dalla volontà congiunta dei governi dell’UE di portare avanti riforme fiscali “favorevoli alla crescita”, fra cui un abbassamento delle tasse che permetterebbe alla liquidità di circolare nell’economia. La BCE sta intensificando i lavori di preparazione per l’acquisto di ABS. Se necessario, si prenderà in considerazione un programma di allentamento quantitativo (che includerebbe l’acquisto di bond pubblici e privati).

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L’Eurozona è un’unione incompleta

Nonostante i progressi nell’elaborazione di regole comuni, prime fra tutti l’unione bancaria, Draghi crede sia possibile un miglioramento dell’integrazione di Eurolandia, secondo lui è probabile un’unione dei mercati di capitale. Le riforme strutturali continuano a essere d’importanza cruciale, “è venuto il momento di condividere la sovranità”, ha chiosato Draghi. L’impegno della BCE a prendere misure aggiuntive di stimolo, come l’acquisto di titoli di stato attraverso un QE se necessario, fa sì che gli spread fra cuore e periferia dell’UE rimangano relativamente contenuti; lo spread fra il rendimento dei decennali tedeschi e spagnoli è ai minimi dal secondo trimestre del 2010 e, idealmente, dovrebbe scendere ancora per far diminuire la frammentazione fra centro e periferia.

Fondamentali forti per un’EUR più debole

Forse il passaggio più importante è arrivato quando Draghi ha detto che “fondamentali più forti per un tasso di cambio più debole” sono “molto migliori rispetto a 2-3 mesi fa”. La politica altamente accomodante della BCE, fra cui i tassi negativi sui depositi, le TLRTRO, la stabilizzazione della liquidità in eccesso sopra i 100 mld di euro (ad oggi 140 mld), la preparazione per l’acquisto di ABS e la presa in considerazione di un altro QE, dovrebbero assicurare ulteriori pressioni a vendere EUR, nonostante le scarse dinamiche inflattive. “Abbiamo sganciato la nostra politica monetaria da quella di USA e Regno Unito”, ha detto Draghi; in teoria, la politica della BCE, divergente da quella di Fed e BoE, dovrebbe condurre a un EUR più debole nel medio termine. “Altre banche centrali riducono l’esposizione in EUR,” ha aggiunto, perché in futuro l’euro dovrebbe garantire tassi reali inferiori, poiché i tassi dell’EUR rimarranno bassi per “molto più tempo”.

I dati della CFTC del 29 luglio confermano l’impennata significativa delle posizioni corte speculative sull’EUR. I contratti future corti sull’EUR hanno raggiunto livelli visti l’ultima volta nell’agosto del 2012. L’inclinazione di medio termine è decisamente ribassista, anche se il fallito tentativo di superare la zona di supporto a 1,3296/1,3333 (minimo novembre 2013/ minimo 6 agosto) dopo l’intervento di Draghi ha generato qualche presa di profitto verso 1,3400; in questa fase, i consistenti corti speculativi lasciano spazio a un’ulteriore correzione. Ciò nonostante, gli ordini d’acquisto correttivi di breve termine dovrebbero imbattersi in offerte e barriere per le opzioni che si susseguono sopra 1,3400. S’intravede una solida resistenza prima di 1,3463/1,3500 (media mobile a 21 giorni / esercizio delle opzioni).