E' tornato il 'mostro inflazione' ma Powell continua a prescrivere calmanti

 | 19.07.2021 08:52

Finché il "problema" Covid-19 non sarà risolto, nel mondo economico ci saranno sempre nuovi colpi di scena. 

L’azionario per il momento racconta una storia diversa dal rendimento reale dei "Treasury Inflation Protected Security" decennali che sono al -0,92% rispetto all’inflazione. Questo sta a significare che il prezzo delle obbligazioni deve diminuire per avere un ritorno.

Mentre i livelli CPI sono elevati e sta ad indicare che l'inflazione sarà più alta del previsto per tutto il 2021.

Ma andiamo per gradi.

La relazione tra moneta e incertezza, in questo momento storico, ricorda la teoria monetaria keynesiana. 

Questa considera l'incertezza come la vera protagonista che definisce il ruolo della moneta e, secondo Keynes, l’incapacità della teoria classica è quella di non tener conto proprio di questo fattore e riserva alla moneta due funzioni: un mezzo di scambio e un fondo di valore. Questa seconda funzione, per Keynes, non ha alcun significato nell’economia senza incertezza. La scelta di un individuo di accumulare "moneta" è il risultato della paura del futuro e più sarà la paura, più grande sarà il desiderio di accumulare e il ritorno cioè il tasso d'interesse che si aspettano dalle attività finanziarie. Quest'ultimo costituisce "l'instabilità o l'equilibrio" del prezzo della moneta in base alla preferenza di avere liquidità degli individui, infatti l’obiettivo di un imprenditore è ottenere un profitto in termini economici cioè un'eccedenza.

L'incertezza in cui ci siamo trovati è quello che ci accomuna, insieme all'enorme spesa pubblica, all'aumento delle materie prime e all'inflazione.

La Banca centrale europea, proprio in riferimento all'inflazione, ha annunciato di avere rivisto il target d’inflazione dopo oltre 20 anni dalla sua nascita cioè un 2% nel medio termine (e tollererà che salga al di sopra di esso, al fine di compensare eventuali ribassi rispetto al target concordato in precedenza) e ciò ci porta a pensare che la BCE non alzerà i tassi d’interesse o ridurrà gli stimoli monetari, al fine di far valere la "forward guidance". Infatti i tassi di mercato bassi, potrebbero far entrare l’Europa in un periodo di "deflazione" e di conseguenza ad un calo del livello generale dei prezzi, derivante da una situazione recessiva. Porterebbe la riduzione del costo delle materie prime, del lavoro, dei finanziamenti delle banche e della domanda aggregata dei beni e dei servizi (la somma delle spese effettuate per l’acquisto di beni nazionali nel corso di un anno - teoria quantitativa).

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Un primo passo, sarà capire le mosse della BCE durante la riunione del 22 luglio per ridefinire la forward guidance. L'eventuale dibattito sul "PEPP", con una piccola parte che ritiene già opportuno ridurlo, e sul QE (alleggerimento quantitativo) messo in atto per stimolare la crescita economica, della produzione, dell’occupazione e dell’inflazione. Una prima decisione potrebbe essere ridurre gli acquisti del primo e aumentare quelli de secondo avviando così il "tapering", cioè diminuire gli stimoli economici attuali, gradualmente.

Spostiamoci sul fronte FED.

Lo spread, recentemente osservato, tra il rendimento a 10 e 2 anni ha toccato il valore più basso da Febbraio. Il divario di rendimento tra i Treasury è sceso di 50 punti base rispetto al massimo di pochi mesi fa, questi potrebbero avere un rendimento annuale dell’1,8%. Man mano che il rendimento a 2 anni aumenta e quello a 10 anni va al ribasso, la curva dei rendimenti si appiattisce. Questo talvolta è visto come un fattore "negativo" per l’economia.