ENI: guardare al futuro oltre il petrolio per vincere la sfida del mercato

 | 14.05.2020 09:58

Il 2020 è stato finora un anno avaro di soddisfazioni per il petrolio. L’impatto della pandemia Covid-19 sul fronte della domanda è stato impietoso a causa del crollo dei consumi causato dal lockdown che ha interessato e sta interessando un numero considerevole di Stati in tutto il Mondo. A penalizzare le quotazioni anche lo scontro tra due dei principali player dell’OPEC+ come Arabia Saudita e Russia. La guerra commerciale che si è venuta a creare dopo il meeting di marzo ha rappresentato il colpo di grazia per le quotazioni del petrolio. In concomitanza con la scadenza del Future maggio 2020, per la prima volta nella storia i prezzi del greggio sono andate in negativo. Il prezzo del WTI il 20 aprile scorso si è spinto fino a -40 dollari al barile.

Il crollo delle quotazioni ha colpito direttamente le economie di tutti i Paesi produttori ma ha soprattutto messo in difficoltà l’intera filiera delle compagnie petrolifere. Il mercato non ha risparmiato le vendite sui titoli delle aziende del settore, tra le quali ENI (MI:ENI) rappresenta una delle realtà più importanti dello scacchiere internazionale. Nel mese di marzo le azioni del Cane a sei zampe sono scivolate sui minimi dal 1996.

Analisi fondamentale

Le vendite degli operatori si sono inserite in un quadro macroeconomico indubbiamente sfavorevole, tuttavia la violenza dei ribassi e i valori raggiunti in Borsa appaiono estremi. Come evidenziato dal Presidente Marcegaglia (Lucia Calvosa prenderà il suo posto a breve, ndr) nel corso dell’assemblea degli azionisti, l’impatto sui consumi del Coronavirus è maggiore di quello del 2008. ENI (MI:ENI) tuttavia può contare su una liquidità indicata dall’AD Claudio Descalzi in 16 miliardi di euro e una struttura societaria che negli ultimi anni è stata costruita con l’obiettivo di adattarsi rapidamente alle evoluzioni del mercato. La difesa della solidità finanziaria è una linea strategica già intrapresa da marzo, con l’adozione di diverse misure che porteranno nel 2020 a un risparmio di 3,3 miliardi di euro. In un momento di difficoltà del petrolio, ENI è già proiettata al futuro. Nei prossimi 4 anni il Cane a sei zampe investirà 2,6 miliardi di euro nel settore delle rinnovabili diversificando la presenza nel settore sia da un punto di vista tecnologico che geografico. Oltre all’Italia, gli investimenti interesseranno USA, Africa, Australia, Kazakhstan e Paesi emergenti in Asia. Ulteriore impulso in questa direzione sarà assicurato dall'accordo firmato con CDP per la realizzazione di impianti fotovoltaici anche in aree del patrimonio dello Stato italiano. Come confermato dall’emissione obbligazionaria di questi giorni e dall’interesse degli investitori verso un titolo che negli anni ha sempre garantito ricche cedole, CDP incasserà oltre 800 milioni di euro di dividendi quest’anno, il mercato vede ancora in ENI una realtà capace di affrontare le indubbie sfide poste dal Covid e dal calo dei prezzi del petrolio.

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Analisi tecnica

Da un punto di vista borsistico, le quotazioni del titolo ENI (MI:ENI) sono state protagoniste nelle scorse settimane di un forte rimbalzo. Dai minimi di marzo ai massimi di periodo segnati lo scorso 2 aprile i corsi si sono rivalutati del 61,4%. In quell’occasione sul daily chart fu chiuso il gap ribassista aperto tra il close del 3 marzo e l’open del 6 marzo. Da allora sono stati registrati una serie di massimi relativi decrescenti, con le quotazioni ingabbiate fino a pochi giorni fa in una compressione dei prezzi a matrice triangolare superiormente delimitata dalla trendline discendente tracciata con i top del 2 e 30 aprile e inferiormente dalla linea di tendenza tracciata con i low del 16 marzo e 21 aprile. Il titolo ora appare prossimo a un nuovo movimento direzionale, di matrice ribassista. A spingere in questa direzione va il test, con relativa tenuta, delle resistenze dinamiche espresse dalla linea di tendenza discendente appena menzionata. A corroborare questa ipotesi anche la crescente pressione sui supporti stati di breve posti in corrispondenza degli 8,535 euro. Da segnalare come oggi l’azione abbia archiviato la seduta a 8,525 euro. Un ritorno sui supporti di area 7,90 prima e un test dei recenti minimi in area 6,60 non è dunque da escludere. Lo stacco dei 0,43 euro di dividendo in calendario per il prossimo 20 maggio potrebbe rappresentare un driver in tale direzione. Allunghi oltre i 9,124 euro aprirebbero invece la strada a nuovi allunghi a Piazza Affari.