EUR in calo perché gli operatori mettono in conto il QE, EUR/CHF stabile

 | 24.11.2014 15:54

h2 Forex News and Events/h2

Il complesso EUR ha aperto la settimana in calo perché è toccato agli operatori asiatici aggiustare le loro posizioni in EUR dopo l’intervento di Draghi. Nelle prime ore di contrattazioni, l’EUR/USD ha toccato quota 1,2360, vicinissimo al minimo di novembre pari a 1,2358. Nel suo intervento al Congresso Bancario Europeo del 21 novembre, il presidente della BCE Draghi ha detto di considerare acquisti di asset più consistenti se l’attuale programma si dimostrerà insufficiente. Sembra che la BCE stia preparando apertamente il campo per un vero e proprio QE. All’apertura dei mercati europei, i rendimenti dei decennali spagnoli sono scesi per la prima volta sotto il 2%, anche i rendimenti dei decennali italiani e francesi sono calati ai massimi storici. Il sentiment attorno all’EUR diventa negativo, l’EUR/USD dovrebbe uscire presto dalla zona di correzione rialzista. Si stanno formando offerte per le opzioni a 1,24/1,25, che dovrebbero esercitare maggiori pressioni sul supporto a 1,2350/60 per tutta la settimana. In caso di chiusura inferiore a 1,2325, il MACD entrerà in territorio negativo. La correlazione in essere a 40 giorni fra l’EUR/USD e lo spread fra i rendimenti dei decennali spagnoli e tedeschi è salita al 56%, a conferma di una relazione più stretta, dovuta alle previsioni di un QE.

La formazione di una evening star (convinzione 7/9) sul grafico dell’EUR/JPY lascia presagire una correzione al ribasso più marcata. Dopo il rally della scorsa settimana a 149,14 (dovuto al rinvio dell’aumento dell’IVA), le incertezze politiche che interessano il Giappone dovrebbero frenare la propensione al rischio, soprattutto perché si stanno intensificando a livello generalizzato le vendite di EUR. La volatilità implicita a un mese ha superato l’11%.

Approfondimento sulla Svizzera

In Svizzera, la scorsa settimana i depositi a vista media sono aumentati dell’1,5% circa (da 315,7 a 320,7 miliardi), gli obblighi di riserva minima sono passati da 312,4 a 321,5 miliardi di franchi. Il comunicato della BNS corrobora i nostri sospetti su un qualche intervento sul mercato della BNS per raffreddare il recente apprezzamento del CHF. L’EUR/CHF ha aperto la settimana nella fascia compresa fra 1,20167 e 1,20313.

Si apre una settimana cruciale per la Svizzera. Il 30 novembre gli svizzeri decideranno se la BNS dovrà aumentare la sua quota di consistenze in oro, portandola almeno al 20% delle riserve totali, che dovrà essere inoltre invendibile e depositato in Svizzera. Nel suo intervento di ieri, il presidente della BNS Thomas Jordan ha avvertito sui pericoli di una vittoria dei “sì” al referendum. “Per noi”, ha detto, “diventerebbe molto più difficile intervenire con determinazione in una situazione di crisi e adempiere il nostro mandato a garanzia della stabilità”.

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I mercati stanno mettendo in conto piuttosto aggressivamente tassi negativi. I future sui tassi d’interesse euro svizzeri rimangono sopra la media, perché gli operatori prevedono tassi negativi sui depositi a vista. La scorsa settimana il libor a tre mesi sul CHF ha toccato quota 0,002%, livello minimo dagli anni Novanta. Ci prepariamo a un ulteriore intervento della BNS, se persisteranno le pressioni sulla base minima a 1,20. A questo punto, rimaniamo vigili perché, dopo il primo piccolo intervento, qualsiasi aumento delle volatilità potrebbe essere letto come un intervento della BNS, senza alcuna giustificazione.

Le inversioni di rischio delta-25 a un mese dell’EUR/CHF si sono stabilizzate sotto i 150 punti base. Rimaniamo positivi sull’EUR/CHF perché, comunque vadano le cose, nel prossimo futuro la BNS è in grado di intervenire per difendere la base a 1,20. Ci sono ancora opportunità nelle opzioni OTM di tipo call di breve termine sul topside. Per le scommesse sul breve termine è necessaria maggiore cautela, perché il piano della BCE di aumentare gli acquisti di asset potrebbe richiedere una revisione della strategia della BNS.