EUR/USD in calo in scia alle previsioni d’inflazione negli USA

 | 27.02.2015 15:39

h2 Forex News and Events/h2

Il rialzo inaspettato dell’inflazione di fondo negli USA ha generato un’impennata di acquisti di USD e una flessione dei rendimenti USA. L’IPC primario USA è diminuito dello 0,7% m/m, spinto da un calo pari al -9,7% dei prezzi dell’energia, ma l’inflazione di fondo è cresciuta dello 0,2% m/m. La natura passeggera del rilevamento riferito all’inflazione primaria indica che, entro la metà dell’anno, l’inflazione invertirà rotta e tenderà al rialzo. Anche l’ultimo rapporto sulle posizioni aperte ha fatto registrare il numero più elevato di offerte di lavoro in questo ciclo espansivo, quindi la robusta crescita dei posti di lavoro continuerà. Il restringimento del mercato del lavoro è destinato a esercitare pressioni sui costi del lavoro e sui prezzi. Ciò dovrebbe far invertire l’attuale flessione dell’inflazione, causata soprattutto dal repentino calo dei prezzi del petrolio, poiché le retribuzioni giocano un ruolo maggiore nell’esercitare questo tipo di pressione. L’indice ISM della prossima settimana dovrebbe mostrare che il calo marginale dell’attività industriale negli USA è stato passeggero. Continuiamo a ritenere che la Fed segnalerà al mercato un imminente rialzo del tasso ad aprile, e a giugno arriverà il primo intervento. Rimaniamo costruttivi sull’USD rispetto alle altre valute del G10; forse l’ostacolo principale alla forza sostenuta dell’USD potrebbe essere proprio la Fed. Adottando un approccio equilibrato rispetto all’annuncio delle tempistiche e al menzionare in modo selettivo l’USD, la presidente della Fed Yellen ha dimostrato di essere in grado di gestire i mercati forex. Dall’altra parte dell’Atlantico, nonostante il marginale ottimismo derivante dai segnali tedeschi sull’approvazione della proroga di quattro mesi per la Grecia, l’economia europea rimane fragile. L’euro più debole e il calo dei prezzi dell’energia aiuteranno sicuramente l’economia europea. Ciò nonostante, l’onere complessivo dei debiti continuerà a frenare la crescita. Di fronte al persistente problema della disoccupazione, alla minaccia slegata della deflazione, i governi non sembrano in grado di fornire soluzioni (preoccupati per i negoziati sugli aiuti alla Grecia e l’ascesa dei partiti di sinistra). L’attenzione rimarrà puntata sull’imminente programma di QE della BCE e sulla possibilità dell’espansione dell’intervento. La prossima settimana la BCE darà inizio al suo programma di acquisto di bond statali e sarà interessante capire chi venderà le obbligazioni alla BCE e l’effetto che ciò avrà sulle curve dei rendimenti.

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La sterlina dovrebbe essere tra le principali valute a beneficiare della debolezza dell’euro. Anche se la GBP si è indebolita contro l’USD, continua a rimanere solida nei confronti dell’euro. Rimaniamo ribassisti sull’EUR/GBP e prevediamo un test del supporto a 0,7255. In Europa dominano le preoccupazioni legate all’attuazione del nuovo accordo sugli aiuti alla Grecia e l’avvio del programma di QE della BCE da una parte, nel Regno Unito invece stanno aumentando le retribuzioni, segnale positivo per le previsioni di crescita, quindi l’EUR/GBP dovrebbe indebolirsi ulteriormente. Una violazione ribassista sotto quota 0,7255 mirerà a 0,7090, e poi a 0,6895.

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