Eur/Usd sotto 1,2500 ai minimi da oltre due anni

 | 03.11.2014 07:20

Trend weekly ribassista dal 04.05.2014
Trend daily ribasissta dal 08.05.2014

L’ultima ottava è stata caratterizzata da un progressivo aumento della volatilità soprattutto per il dollaro americano e lo yen giapponese; mentre a farne le spese sono soprattutto le commodity ed in particolare l’oro. Per quanto riguarda la moneta americana, torna ad apprezzarsi in seguito alle decisioni dell’ultimo meeting della Fed di mercoledì sera. L’Istituto centrale americano ha messo fine al piano di acquisto di Quantitative Easing, lasciando invariati i tassi di interesse ancora per un considerevole periodo di tempo. D’altronde, i mercati non sono rimasti scossi da queste due decisioni, in quanto già erano nell’aria. Quello che invece ha lasciato perplesso gli investitori è stato il quadro messo in atto dalla Fed, ovvero una situazione più ottimistica rispetto a quello che ci si attendeva. In realtà, leggendo attentamente i verbali della banca centrale americana, si evince che non è stato fatto nessun riferimento: alle tensioni che abbiamo visto sui mercati finanziari recentemente; ai timori del rallentamento della crescita globale ed alla forza del dollaro, fattori che potrebbero alimentare possibili rischi ribassisti. Anche per quanto riguarda l’inflazione, sono stati adottati toni molto “dovish”. In definitiva, la lettura del comunicato messo in atto dalla Fed è stato interpretato meno accomodante rispetto a quanto ci si attendeva inizialmente. Di questa situazione né ha giovato il dollaro americano che è stato acquistato a mani basse, a conferma che il mercato non attendeva un tale atteggiamento da parte della Fed. Molto probabilmente anche nei prossimi mesi, l’attenzione sarà sempre rivolta ad ulteriori fasi di apprezzamento del dollaro americano, soprattutto ogni qualvolta avremo dai dati macro economici migliori delle attese. Nella seduta di venerdì, il dollaro ha beneficiato delle notizie giunte dal fronte macroeconomico. Il Chicago PMI, un indicatore del settore manifatturiero statunitense, è balzato ad ottobre ai massimi da un anno. L'indice Michigan relativo alla fiducia dei consumatori è salito questo mese ai più alti livelli dal luglio del 2007. I due dati hanno alimentato l'aspettativa che la Federal Reserve alzerà i tassi di interesse già nella prima metà del 2015. Mentre l'economia statunitense si sta chiaramente rafforzando, l'Eurozona continua a dare segnali di debolezza. L'inflazione "core", ovvero depurata dai prezzi degli alimentari e dell'energia, ha rallentato ad ottobre allo 0,7%, dallo 0,8% di settembre. Le vendite al dettaglio sono calate a settembre in Germania, la prima economia dell'area della moneta unica, del 3,2%. Si è trattato del più forte calo dal maggio del 2007. Nessuna sorpresa neanche dal mercato del lavoro europeo. Secondo quanto annunciato dall'Eurostat, il tasso di disoccupazione nella zona euro si è attestato all'11,50% a settembre, invariato rispetto al mese precedente e in linea con le attese. Dal punto di vista tecnico grafico, possiamo notare che la settimana appena trascorsa ha disegnato una candela ribassista con un minimo importante a 1,2485, raggiunto l’ultima volta a fine agosto del 2012. La prossima settimana molto probabilmente, in virtù anche degli ultimi eventi di politica monetaria che inquadrano la moneta unica in grossa difficoltà a discapito del green back in crescita, potremmo assistere ad ulteriori affondi ribassisti sopratutto se la major riescirà e a superare con disinvoltura il bottom raggiunto in settimana. Passando all’analisi del daily chart, notiamo che la major nell’ultima seduta della settimana, ha subito una violenta accelerazione al ribasso, formando una candela ad ampio range di circa 140 punti; inoltre essa ha toccato un minimo di giornata a quota 1,2485, si tratta del più basso livello da 26 mesi. Da inizio anno la divisa unica europea ha ceduto oltre il 9% rispetto al biglietto verde. Sul mercato valutario, l’unica strategia operativa che conta è acquistare dollari americani, infatti anche il grafico mensile ha una impostazione ribassista. L’usd continua a rafforzarsi senza interruzioni, quindi anche per le prossime sedute e/o settimane, sulla major in oggetto, cercheremo segnali di vendita soprattutto sul time frame daily, onde poter migliorare il timing d’ingresso a mercato. Le prossime zone di atterraggio potrebbero essere 1,2300 (prossimo supporto daily) e 1,2100 – 1,1900 (prossima area di acquisto weekly).