Euro: occhi puntati sulla decisione di Fitch sull’Italia

 | 30.08.2018 22:50

Analisi realizzata alla chiusura del mercato statunitense a cura di Kathy Lien, Direttrice di FX Strategy per BK Asset Management.

Il dollaro USA ha segnato un rimbalzo contro tutte le principali valute giovedì, ad eccezione dello yen giapponese e questo ci dice che il rialzo del dollaro è stato determinato dal calo del rischio. Possiamo elencare almeno tre motivi per cui il dollaro è sceso giovedì. Il primo è che i titoli azionari sono scesi dai livelli record ogni giorno questa settimana, ed il sell-off ha innescato il rialzo del dollaro. Inoltre, tutte le buone notizie di questa settimana hanno incoraggiato gli investitori a rischiare, ma con il calo delle borse, le valute come euro, sterlina e dollaro canadese sono scese dai recenti massimi. Una delle principali ragioni dell’inversione di rotta per titoli e valute è la presa di profitto di fine mese e la minaccia del Presidente Trump di uscire dalla WTO. Terzo motivo, nonostante i dati economici misti rilasciati giovedì negli USA, i dati provenienti dal resto del mondo sono stati decisamente deludenti, determinando un calo delle valute interessate. Nella giornata di venerdì non sono previsti molti dati, a parte il report PMI di Chicago e la revisione dell’indice sul sentimento dei consumatori dell’Università del Michigan. I flussi di fine mese e gli aggiornamenti sulle trattative per la Brexit e sui dialoghi tra Canada e USA determineranno l’andamento delle valute. Il cambio USD/JPY giovedì ha perso tutti i guadagni di mercoledì, ma necessita di chiudere sotto 111,00 per dare inizio a una nuova ondata di debolezza per il dollaro. A differenza delle altre principali valute, il calo del cambio USD/JPY sarà limitato dalla prospettiva di un intervento della Fed.

Il dollaro potrebbe continuare a salire contro l’euro. Abbiamo parlato dei bond italiani tutta la settimana e crediamo che il ribasso di mercoledì sia stato ingiustificato. Il rendimento dei bond italiani è schizzato giovedì al massimo di 4 anni, portando lo spread tra i titoli di stato italiani e tedeschi al massimo degli ultimi 5 anni.

Attualmente l’Italia rappresenta il problema principale per l’euro e venerdì l’agenzia Fitch aggiornerà il suo rating sull’Italia. In base a quanto riportato dalla stampa locale, è molto probabile che ci sia una variazione in negativo (nelle previsioni o nel rating di Fitch). Fitch ha dichiarato che le riforme in Italia sono difficili da attuare e che la spesa pubblica prevista potrebbe far salire il debito.

Se Fitch deciderà di declassare l’Italia, il cambio EUR/USD potrebbe crollare a 1,1550 nei timori che S&P e Moody’s possano fare lo stesso ad ottobre. Questa possibilità ha incoraggiato le prese di profitto sul cambio EUR/USD dopo il rialzo di 4 centesimi di questo mese. Oltre al rendimento dei titoli italiani, hanno pesato anche i dati della zona euro, con il calo della fiducia e l’aumento dei prezzi al consumo in Germania.

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La sterlina potrebbe continuare con il suo outperform e restare una buona opzione per le posizioni lunghe vicino a 1,2950. Le approvazioni dei mutui nel Regno Unito sono scese più del previsto ma la ripresa del dollaro è la ragione principale del calo della valuta.

Inoltre, Barnier, il Responsabile UE per i negoziati sulla Brexit, ha ridimensionato le aspettative sull’accordi dichiarando che è ancora possibile l’eventualità che non venga trovato nessun accordo.

In un intervista con un’emittente radiofonica tedesca ha dichiarato ieri che la possibilità di un accordo senza precedenti non è niente di nuovo - “stanno cercando di formare una relazione forte dall’inizio” - e questo è senza precedenti in quanto si sta andando oltre gli scambi e si sta trattando di sicurezza, politica estera e aviazione.

Crediamo ancora che la volontà dell’UE di trovare un accordo entro novembre stia crescendo, ma le dichiarazioni di Barnier sono bastate a non far superare al cambio GBP/USD la media mobile di 50 giorni di 1,3040.

Il dollaro canadese ha registrato un forte sell off dopo i dati più deboli del previsto sul PIL.

A giugno la crescita ha subito una stagnazione, causando un calo del tasso annuo dal 2,7% al 2,4%. Su base trimestrale l’attività economica è migliorata ma non quanto previsto dagli economisti. Non sono dati terribili ma in mancanza di aggiornamenti sui negoziati tra USA e il Canada, dei quali si sa soltanto che stanno andando bene, gli investitori si stanno stancando di aspettare.

La peggiore performance di giovedì è stata registrata dal dollaro neozelandese, che è sceso bruscamente dopo i dati negativi su concessioni edilizie e fiducia delle imprese. Il calo dell’1% ha portato il cambio NZD/USD al di sotto della media mobile su 20 giorni, avviando la coppia a scendere sotto i 66 centesimi. Il dollaro australiano è sceso dopo i dati sugli investimenti privati e sulle concessioni edilizie che hanno messo sotto pressione la valuta.

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