L’euro si stacca da 1,20, ulteriori ribassi all’orizzonte?

 | 02.09.2020 09:34

Rassegna giornaliera sul mercato forex, 1 settembre 2020

Analisi realizzata alla chiusura del mercato statunitense a cura di Kathy Lien, Direttrice di FX Strategy per BK Asset Management

All’inizio della seduta newyorkese il cambio EUR/USD ha superato il livello di 1,20, ma questa soglia psicologicamente importante è stata abbandonata in maniera veloce e aggressiva. L’inversione non ci ha sorpresi, visti i dati misti rilasciati nella zona euro. L’indice PMI manifatturiero tedesco è stato rivisto al ribasso, mentre i dati sull’inflazione della zona euro sono scesi più del previsto. L’aumento dei casi di coronavirus in Spagna segna una seconda ondata per il paese, e, con l’inizio della scuola che si avvicina, si teme un peggioramento della pandemia. Venerdì il paese ha riportato 9.779 nuovi casi, superando il picco di marzo. Se questo ritmo dovesse continuare, il governo non avrà altra scelta se non quella di imporre nuove restrizioni. Il Ministro della Sanità spagnolo Salvador Illa ha escluso un lockdown come quello di inizio pandemia in quanto la “diagnosi rapida” ed il “tracciamento dei contatti” terrà sotto controllo una seconda ondata. Ma se non si interverrà con delle misure, la pandemia in Spagna potrebbe andare fuori controllo. I casi di coronavirus in Francia hanno visto una crescita esponenziale durante il weekend, ma lunedì il numero dei nuovi casi è diminuito. Tuttavia, l’Europa resta l’hotspot da seguire questo autunno per la diffusione del coronavirus. I dati recenti mostrano che l’economia della zona euro inizia a perdere slancio, ed è molto probabile che il trend continui. Dunque, sono probabili ulteriori ribassi per il cambio EUR/USD, che potrebbe trovarsi a testare 1,1850 nei prossimi giorni. Da un punto di vista tecnico, il cambio EUR/USD potrebbe testare facilmente 1,1800.

Nonostante i dati della zona euro abbiano contribuito al ribasso dell’euro, l’evento catalizzatore è stato il rilascio di dati ISM manifatturieri positivi. L’indice ISM è schizzato al massimo da novembre 2018 sulla scia dell’aumento dei nuovi ordini e dei prezzi. Visti i ribassi riportati a New York e Philadelphia, questo miglioramento ha colto gli investitori di sorpresa. Il dollaro USA è salito contro le principali controparti, mentre il cambio USD/JPY ha fatto eccezione. La coppia è salita brevemente sopra 106, ma non è riuscita a chiudere la giornata al di sopra di questa cifra tonda. Per domani sono attesi i dati ADP sull’occupazione ed il Beige Book della Federal Reserve. Una crescita occupazionale più lenta e delle previsioni più contenute dalla Fed potrebbero accelerare i ribassi del cambio EUR/USD.

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Nel frattempo, il dollaro australiano si è indebolito dopo che la Reserve Bank of Australia ha lasciato invariata la politica monetaria. La RBA ha mantenuto la sua visione su una ripresa incostante e irregolare, ma che è in corso in quasi tutto il paese. La banca centrale ritiene che la politica monetaria altamente accomodante in corso sia necessaria ed ha aumentato la liquidità messa a disposizione attraverso strumenti di finanziamento a lungo termine. Nonostante le concessioni edilizie siano rimbalzate, l’attività manifatturiera si è contratta con l’indice PMI sotto 50 dopo due mesi di espansione. I dati sul PIL del secondo trimestre sono attesi per questa notte. Il secondo trimestre è stato duro per molti paesi e l’Australia non dovrebbe fare eccezione. L’economia dovrebbe scendere in recessione con una contrazione nel 2° trimestre che potrebbe superare il calo del 6% previsto dai mercati.

Il dollaro canadese ha risentito pesantemente della ripresa del biglietto verde, nonostante l’aumento mostrato da Markit Economics nell’attività manifatturiera lo scorso mese. Per il cambio USD/CAD il livello di 1,30 si è dimostrato un livello di supporto importante. La sterlina non ha tenuto conto della revisione al ribasso dell’indice PMI dopo i dati positivi sulle concessioni dei mutui. Il dollaro neozelandese è salito per il sesto giorno consecutivo nonostante il calo delle concessioni edilizie.