Fiammata euro, forse è stata solo una bravata

 | 18.06.2018 09:30


Ben trovati ai lettori di Investing.com,
le novità macroeconomiche della scorsa settimana permettono di fare il punto sul cambio EURUSD nel tentativo di individuare ipotetici scenari da qui in avanti.

Dal lato dollaro.
La settimana ha visto innanzitutto la non-notizia, visto che era totalmente scontata dal mercato, del rialzo dei tassi di 0,25 b.p..

Invece, la notizia più interessante è, a mio giudizio, la sorpresa delle vendite al dettaglio sia nella versione globale che limitatamente ai beni essenziali.

Parliamo di valori doppi rispetto a quelli attesi.

Ricordiamo che la voce consumi nella funzione della domanda aggregata degli Usa (sintetizzando parliamo della composizione della ricchezza) i consumi sono una voce fondamentale il cui peso nella formula è il più importante tra i paesi sviluppati almeno.

Stiamo parlando di altra benzina sul fuoco della crescita del paese nel medio termine.

Senza parlare delle pressioni dal lato lavoro dove in alcuni settori ormai siamo in una situazione in cui i posti di lavoro disponibili sono superiori ai lavoratori che li cercano.

Le aziende si stanno contendendo gli operai/tecnici più qualificati.

Questo, a parità di altre circostanze, dovrebbe tradursi in maggiore opportunità di mobilità di questi lavoratori alla ricerca delle aziende disposte a meglio assecondare le loro crescenti richieste salariali.

In questo modo forse l'ultima tessera del mosaico del momentum americano potrebbe andare al suo posto.

Mi riferisco alla pressione inflazionistica esercitata dai salari.

Infatti tenendo conto della elevata utilità marginale (cioè quanta “felicità” aggiuntiva apporta un dato aumento) del reddito disponibile per la classe media, salari medi crescenti si tradurrebbero certamente in maggiore spesa.

Uno scenario questo sconosciuto dalle nostri latitudini nel senso letterale del termine abituati come siamo a vedere, tranne sacche di lavoro iperqualificato tipicamente collocate nel nordest dell'Italia, i datori di lavoro fare il bello ed il cattivo tempo, a volte anche al di fuori dalle regole.

In America il lavoro esiste nel sostanziale rispetto delle regole e la flessibilità permette alle aziende di licenziare facilmente all'occorrenza, sempre nel rispetto delle leggi.

Ma queste sanno anche che altrettanto velocemente potrebbero ri-assumere se servisse.

Lo stesso vale per i lavoratori.

Ci si licenzia sapendo che, la settimana successiva, si potrà facilmente lavorare da qualche altra parte.

Tutto ciò accade, se ce n'è, ovviamente, l'opportunità.

Ed è questo il caso, il vento favorevole della crescita economica vivace, soffia sugli Stati Uniti.

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Dal lato euro.
Abbiamo assistito invece a tassi fermi, ma questo era chiaramente scontato e ad un aggiustamento del tiro da parte di Draghi e non c'è nulla di male, in ciò.

D'altronde il bello e l'utilità delle proiezioni economiche è che esse vengono determinate sulla base della osservazione dei dati disponibili fino alla mattina del giorno in cui si prendono le decisioni.

E' naturale quindi che le previsioni economiche cambino spesso, perchè riflettono la disponibilità di più aggiornati dati che si rendono di volta in volta disponibili.

Ebbene, il dato più atteso è stato quello relativo alla durata del Quantitative Easing e la BCE ha stabilito che terminerà nel 2018...si...ma....

Ma continuerà comunque a reinvestire la liquidità riveniente dai titoli che scadranno a mano a mano e soprattutto lo stesso QE potrà essere reintrodotto se ci dovesse essere la necessità.

La crescita economica è stata rivista al ribasso per il triennio prossimo ma questo non è un allarme perchè semplicemente nei trimestri passati stava viaggiando al di sopra del potenziale.

L'inflazione invece è rivista al rialzo, ciò che stride con una crescita minore e più esposta a rischi esogeni come lo stesso Draghi ha ammesso.

Se mettiamo queste ultime novità nel frullatore il concentrato che viene fuori, a parità di altre circostanze, è che lo scenario di breve/medio termine potrebbe presentarsi più favorevole al dollaro che non all'euro.

Certo ci sarebbero altre considerazioni da fare, come per esempio il deficit gemello degli Usa (deficit commerciale e di bilancio) ma che producono effetti forse più in la nel tempo.

Invece i dati della scorsa settimana potrebbero guidare il cross nel breve termine quantomeno...

Ovviamente, la circostanza serve solo ad avere, secondo me, il sentiment che potrebbe dominare nella mente degli operatori e che, come gli ultimi due anni hanno dimostrato, non è per niente sufficiente ad orientare l'attività di trading, soprattutto per chi facesse operatività intraday.

La recente fiammata dell'euro coincisa con il test dell'importante area 1,15 sembra si stia spegnendo, almeno a giudicare dagli ultimi movimenti del cross.

Infatti il trend è tutto ribassista a medio termine visto che i prezzi stazionano sotto la ema50 nei time frame che vanno dai 30 minuti al settimanale.

Esclusi i time frame sotto alla sma 30, l'unica eccezione è se osserviamo i valori sul grafico mensile dove i prezzi attualmente (ma il mese non è ancora terminato e la candela ancora non completa) si trovano sotto la suddetta media mobile.

Il grafico per me più bello, perché più esplicativo, è quello weekly: