Fed: i policymaker mantengono un approccio cauto sull’inasprimento monetario

 | 21.02.2022 16:01

I policymaker della Federal Reserve sono proprio dei cocciuti. Perché ammettere un errore se puoi continuare a farlo e poi dire: “Ops, mi dispiace, chi poteva saperlo?”

Tutti sanno ormai che l’inflazione non è transitoria. Il Presidente della Fed Jerome Powell è solito vantarsi che la banca centrale ha tutti gli strumenti di cui ha bisogno per combattere l’inflazione ma, per motivi noti solo ai saggi del Federal Open Market Committee, la banca è lenta ad usarli.

Aumenti dei tassi: massicci e veloci o lenti e costanti?

Il Presidente della Fed di New York John Williams è tra quelli che cercano di ridimensionare le aspettative dei mercati di un aumento dei tassi di oltre un quarto di punto in occasione del vertice di metà marzo.

Per Williams, ex capo economista della Fed di San Francisco quando il Segretario al Tesoro Janet Yellen era a capo della banca regionale, va bene che si pensi che la Fed si sta “muovendo con costanza” sul cammino degli aumenti dei tassi.

Il Governatore della Fed Lael Brainard, altra nota “colomba” del FOMC, aggiunge che secondo lei la Fed “darà il via ad una serie di aumenti dei tassi” a partire da marzo.

I verbali della riunione di gennaio del FOMC, pubblicati la scorsa settimana, mostrano che molti dei policymaker temono ancora di soffocare l’economia se dovessero adottare misure drastiche sull’aumento dei tassi troppo velocemente, come, ad esempio, un aumento di mezzo punto a marzo.

Gli investitori del mercato azionario hanno tirato collettivamente un sospiro di sollievo, interpretando la notizia a significare che l’aumento dei tassi di marzo sarà di solo un quarto di punto, e gli stessi commenti di Williams e Brainard sembrano confermarlo.

Il Presidente della Fed di St. Louis James Bullard, tuttavia, la scorsa settimana alla Columbia University ha affermato che l’intervento sui tassi dovrà essere più rapido e più veloce, chiedendo alla Fed degli aumenti “massicci” per frenare l’inflazione.

L’ex co-amministratore delegato di PIMCO Mohamed El-Erian, ora capo consulente economico della società madre di PIMCO Allianz, ha rincarato la dose: ha dichiarato a Yahoo (NASDAQ:AABA) Finance Live che la Fed sta agendo troppo tardi.

Si è concentrato sul previsto inasprimento quantitativo della Fed, cioè quando comincerà a ridurre il portafoglio di bond non reinvestendo il ricavato dai bond in scadenza. Non doveva essere sconvolgente, dice, ma il fatto che la Fed stia continuando a comprare nuovi bond questo mese ed a mantenere il suo enorme bilancio per molti altri mesi potrebbe rendere l’impatto molto più duro.

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L’indice sui prezzi alla produzione USA di gennaio la scorsa settimana ha mostrato un aumento del 9,7% sull’anno, molto di più del 9,1% atteso dagli economisti. Questo indice solitamente ricade sui prezzi al dettaglio, il che non promette bene per i dati sull’inflazione delle prossime settimane.

L’indice PCE, ampiamente considerato uno dei dati più seguiti dai policymaker della Fed, dovrebbe mostrare un incremento del 5,2% sull’anno a gennaio quando sarà pubblicato alla fine di questa settimana, anche nella versione che esclude i costi volatili di energetici ed alimentari. Il dato di febbraio sull’indice sui prezzi al consumo, il più noto ai consumatori (ed investitori), arriverà il 10 marzo, in tempo per la riunione del FOMC della settimana seguente.

Continua il dramma dei candidati al consiglio della Fed

La scorsa settimana è continuato il dramma delle nomine del Presidente Joe Biden al consiglio dei governatori della Fed. I Repubblicani hanno boicottato il voto della Commissione Bancaria al Senato sui cinque candidati dopo che il Presidente, Sherrod Brown dell’Ohio, ha insistito per votare su tutti i nomi insieme. Il boicottaggio ha di fatto bloccato le azioni della commissione (deve essere presente almeno un Repubblicano, per il quorum) e rinviato tutte le nomine.

I legislatori Repubblicani, capitanati da Pat Toomey della Pennsylvania, si sono opposti alla nomina di Sarah Bloom Raskin a vice presidente per la regolamentazione, dopo i suoi commenti sul costringere le banche a negare il capitale alle società di combustibili fossili. Al centro delle accuse anche le sue dichiarazioni circa un intervento per ottenere un conto speciale alla Fed per una società fintech nella quale lei stessa occupa un posto nel board. (L’unica fintech non-bancaria ad avere un conto simile).

I funzionari della Fed di Kansas City, che a quanto pare hanno cambiato idea rispetto all’iniziale rigetto della domanda in seguito ad una telefonata di Raskin alla Presidente della banca, Esther George, negano che l’intervento di Raskin abbia influenzato la loro decisione. Il fatto che questa smentita sia stata accolta con scetticismo la dice forse lunga sulla perdita di credibilità della Fed dopo le speculazioni dei policymaker sul trading delle azioni.

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