Fed: lo shock dell’aumento tassi non funzionerà se gli investitori se lo aspettano

 | 31.01.2022 15:36

L’idea che la Federal Reserve deciderà di “scioccare” i mercati quando inizierà ad alzare i tassi a marzo si è diffusa così tanto che l’aumento di mezzo punto percentuale di cui si parla finirà per non sconvolgere affatto gli investitori.

Raphael Bostic, a capo della Fed di Atlanta, si è unito al coro la scorsa settimana, quando ha dichiarato, in un’intervista al Financial Times che i dati economici potrebbero costringere i policymaker ad essere più aggressivi e a valutare un aumento di mezzo punto percentuale.

“Ogni opzione sarà considerata, ad ogni vertice. Se i dati indicheranno un contesto in cui sia necessario o appropriato un aumento di 50 punti base, allora appoggerò questo intervento”.

Bostic aggiunge che essere più aggressivi potrebbe significare anche più aumenti di un quarto di punto rispetto ai tre della stima ufficiale.

Cinque anziché tre?

Ad un certo punto, gli investitori cominceranno a pensare che ci sia qualcosa dietro a questi messaggi circa la possibilità di un’azione più aggressiva. I dati del mercato ora indicano la possibilità di cinque aumenti quest’anno, di un canonico quarto di punto ciascuno. Un incremento di mezzo punto dimostrerebbe che la Fed ha intenzioni serie e potrebbe scongiurare successive azioni pesanti.

Il Presidente della Fed Jerome Powell ha confermato le misure previste nei suoi annunci dopo il vertice del Federal Open Market Committee della scorsa settimana. Gli acquisti di asset termineranno a marzo, un aumento dei tassi è imminente e la Fed dopodiché comincerà a ridurre il suo portafoglio di bond.

Non manca chi dice che la Fed sia indietro. Mohamed El-Erian sembra gareggiare con l’ex Segretario al Tesoro Larry Summers come maggiore critico della politica monetaria della Fed.

In un articolo su Bloomberg la scorsa settimana, l’ex amministratore delegato di Pimco ha commentato così le parole del Presidente della Fed Jerome Powell di un aumento dei tassi di interesse in arrivo a marzo, seguito da altre misure per rendere la politica monetaria meno accomodante:

“La Fed ha fatto quanto mi aspettavo ma non quello che penso sia necessario per un benessere economico sostenibile. Avrebbe dovuto smettere immediatamente con gli acquisti di asset e avrebbe dovuto dare un segnale più chiaro sugli aumenti dei tassi. Invece, la banca centrale ha proseguito col compromesso del 2021 di cercare di compiacere i mercati finanziari a costo di aumentare i problemi per l’economia, per una solida decisione di politica monetaria e per la sua stessa credibilità”.

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L’indice PCE, l’indicatore sull’inflazione preferito dalla Fed, nonostante escluda i costi di alimentari ed energetici, venerdì è risultato pari al 4,9% sull’anno per dicembre, il massimo dal 1983.

È uno dei dati che alimenta le voci di un aumento dei tassi più importante. Altri dati mostrano che i costi del lavoro a dicembre sono saliti del 4% negli ultimi 12 mesi, l’aumento maggiore in 20 anni di rilevazioni. Gli economisti credono che i maggiori costi per i compensi possano far salire i prezzi e creare una spirale che farà aumentare le aspettative sull’inflazione.

Mentre la Fed è alle prese con questo problema, la Commissione Bancaria al Senato la prossima settimana ascolterà le testimonianze dei candidati al consiglio dei governatori. George Will ha criticato due dei candidati in un articolo sul Washington Post dal titolo “Biden propone di accollare ad una Federal Reserve già in difficoltà due attiviste politiche”.

Will critica la professoressa della Michigan State University Lisa Cook per essere troppo concentrata su cose diverse da quelle che fa la Fed. I suoi “scritti attinenti alla politica monetaria sono, per usare un eufemismo, scarni”, sottolinea. La Casa Bianca sta pubblicizzando il fatto che fa parte del consiglio della Fed di Chicago, ma Will fa notare che ha ottenuto il ruolo appena due settimane prima della candidatura a governatrice.

I problemi di Will con Sarah Bloom Raskin, che testimonierà per la sua nomina a vice-presidente della Fed per la regolamentazione, sono legati invece al fatto che è una nota attivista della lotta ai cambiamenti climatici e nega il capitale alle società di combustibili fossili. “Il Senato dovrebbe dire ad entrambe di esprimere le loro ardenti passioni politiche tramite ruoli più adatti”, afferma Will.

E accusa la Fed di voler strafare, cercando di distrarre dal suo fallimento nel tenere fede alla sua principale funzione, espandendo la sua missione.

La Fed, in breve, è stata risucchiata nel vortice di polarizzazione che sta affliggendo Washington. Lungi dall’essere il guardiano indipendente di un’economia stabile, la banca centrale statunitense sta diventando sempre più politicizzata. Sembra che i ritardi di Powell sull’inflazione mentre aspettava la sua riconferma a presidente siano stati solo l’inizio.

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