Fed, tra inflazione e tassi rischia grosso. Ecco in quali settori investire

 | 03.11.2021 09:56


Tutto pronto per la Fomc che porterà ad una "svolta" sulla politica monetaria. Il mercato si aspetta questo da Powell?

Siamo passati da un momento all'insegna del rosso; segnalato in passato, con la sensazione nell'aria di una paura di un "rallentamento economico" complice anche l’inflazione che restava su valori ancora troppo elevati e tutto sembra fuorchè "transitoria" come lo si voleva far intendere dai "grandi capi"; al momento in cui il Dow Jones tocca per la prima volta i 36 mila dollari. I future hanno aperto la settimana all'insegna dell'indecisione e con il pensiero rivolto all'incontro della Federal Reserve che porterà ad una "nuova direzione", verso l'avvio del Tapering sulle obbligazioni (ma anche a causa del peggioramento del "sentiment" per il debito cinese nel settore delle costruzioni e dei trasporti, con nove aziende su dieci).

La riunione di settembre della Fed definiva ulteriori dettagli sul percorso da seguire per "il tanto aspettato" (o forse no) tapering e dei tassi, con Powell che si è detto aperto "a cambi in corsa" di fronte ad eventuali problematiche che potevano sorgere (un tapering accelerato e un rialzo dei tassi prima del 2022). Infatti il governatore ha fatto intendere ad una riduzione degli acquisti entro la fine dell'anno (dopo la riunione in atto in questi giorni di novembre) e i dot plot hanno indicato che un aumento dei tassi d'interesse dello 0,3% potrebbe arrivare già il prossimo anno. Lo scopo era, ed è, avere un'inflazione poco più al di sopra del 2% "per un po' di tempo". Le proiezioni economiche della FOMC hanno mostrato un'inflazione nel 2022 al 2,2% dal 2,1% dalle stime precedenti, con una previsione per il 2023 al 2,2% mentre la disoccupazione è stata prevista al 3,8% nel 2022 e al 3,5% per l'anno successivo e il PIL sempre al rialzo al 3,8% per il 2022 e al 2,5% nel 2023 (attualmente al 2% rispetto ai dati precedenti che lo davano al 2,7%).


Dopo i recenti rialzi, i prezzi dei titoli del Tesoro statunitensi sono tornati al ribasso. Il rendimento del decennale è arrivato fino all'1,70% (massimi di marzo) e di conseguenza ha provocato un tumulto sui mercati azionari (ricordo che non è una "candela rossa" ha determinare il trend). Questi erano dovuti alle decisioni della Fed di non ridurre (nella riunione precedente) gli stimoli, facendo "sentire" la pressione della stretta monetaria (tapering graduale che finisca entro i sei mesi del nuovo anno) e di lasciare i tassi d'interesse vicini allo zero (prevedendo un rialzo nel 2022) ed infine portare l'inflazione al ribasso, verso l'obiettivo del 2%, con la fine del rialzo sui prezzi in alcuni settori.

Nella giornata di ieri nonostante i risultati deludenti delle Big Tech, abbiamo potuto notare che l'S&P500 ha registarto un 6,7% nel mese Ottobre mentre il Nasdaq un +6,7%. Il nervosismo riecheggia, ed è dovuto anche alle pressioni dei mercati obbligazionari, dopo i risultati del PCE di settembre. Il titolo a 10 anni è tornato ai livelli di maggio (1,6%), quello a 20 anni rende il 2,013% rispetto al trentennale.

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Il QE (120 miliardi di dollari mensili) presto potrebbe essere ridotto (15 miliardi di dollari al mese) e la Fed potrebbe avviare il rialzo dei tassi prima di quanto previsto?


L'indice PCE senza cibo ed energia a settembre è aumentato del 3,6% rispetto ad un anno fa (dal lontano 1991), il PCE-core è la misura che la Fed (come ben sappiamo) utilizza per misurare l'inflazione con l'abiettivo "ufficiale" del 2%. C'è da dire che il suo utilizzo è anche dovuto al fatto che sia la misura più bassa (dell'inflazione) pubblicata dalla Fed, che sottostima quella "effettiva" rispetto ad altri indici. Infatti l'inflazione IPC (Indice dei Prezzi al Consumo su base annua) è accelerata del 5,4% raggiungendo il più grande aumento annuale dal 2008, escludendo le componenti volatili cibo ed energia (ciò per cui le persone spendono molti dei loro soldi) la cosiddetta inflazione "core" è aumentata dello 0,2% rispetto al mese precedente. Si nota come le tariffe degli hotel siano diminuite ma l'inflazione si sta allargando anche su altri settori non associati alla riapertura, i prezzi delle case sono aumentati ed anche degli affitti dello 0,5% e prezzi dei nuovi veicoli, gli arredi e le forniture per le abitazioni dell'1,2%.

Non dimentichiamoci che l'aumento del PCE-core su base mensile (0,2%) fa emergere delle "dinamiche" che ci riportano al passato. La volatilità degli anni '70, arrecò un aumento dell'inflazione, sostenne il PCE su base annua a superare il 10% nel 1975, molto simile al clima che stiamo vivendo adesso. La Fed si ostinava a non fare QE e i tassi di interesse aumentarono a dismisura. Oggi l'indice PCE (inclusi cibo ed energia) è aumentato dello 0,3% in un mese e del 4,4% in un anno, portando l'inflazione ai livelli del 1991 (4,4%) mentre la Fed ha accumulato 4,2 trilioni di dollari in assets negli ultimi 20 mesi per non fare alzare i tassi di interesse. Questo (per ora) non potrà che nutrire i "grandi" timori di un inflazione sempre presente.

Questo è dovuto principalmente alla "combo" dei problemi di spedizione senza precedenti, alle carenza di materiali, ai prezzi elevati delle materie prime e all'aumento dei salari che ha fatto aumentare notevolmente i costi per i produttori. Molti hanno trasferito una parte di questi ai "consumatori", facendo persistere di conseguenza l'inflazione più di quanto molti avessero previsto.

Alla pressione sulle aspettative dell'inflazione si aggiunge quella dei tassi.


Si prevede un cambiamento della forward guidance da parte della Fed, poichè il rialzo dei tassi sembra inappropriato nelle circostanze attuali (informazioni che la banca centrale fornirà riguardo alle sue future intenzioni per quanto concerne la politica monetaria, in base alla valutazione delle prospettive per la stabilità dei prezzi, anche attraverso il "dot-plot"). Per ora la Fed ha dichiarato che un eventuale rialzo dei tassi inizierà solo dopo la conclusione del Tapering, probabilmente ci sarà un aumento graduale diviso in 2-3 step.

Ma i mercati mostrano gli investitori si aspettano che la Fed alzerà molto prima i tassi, anche la prossima estate, ipotesi condivisa dal segretario al Tesoro Yanet Yellen che proprio ieri l'ha definita "possibile". Infatti gli obbligazionari Usa hanno aumentato le aspettative per un aumento dei tassi il prossimo anno a quasi l'80% nell'ultimo periodo, ma a differenza del 2013 i rendimenti delle obbligazioni a breve scadenza sono aumentati e quelli a lunga scadenza sono diminuiti.

Sarà importante capire la natura del "fenomeno" inflazionistico (temporaneo o meno) e decidere la direzione in cui muoversi. E oggi comprendere varie dinamiche risulta molto più difficile perché stiamo uscendo da una recessione causata dal Covid, caratterizzata (come detto poco fà) dalla situazione trasporti, manodopera e costi delle materie prime. La decisione corretta sotto questo punto di vista, servirà a contenere l’aumento dei prezzi e allo stesso tempo evitare una ricaduta nella Stagflazione.

La fine della "gestione" del rischio da parte della Fed (da marzo 2020); che spesso ho paragonato ad un equilibrista intento a non cadere e quindi confermare la sua forza mentre mantiene l'asta tra le mani, da un lato deve aiutare l'economia con immissioni di liquidità e dall'altro non "stampare" troppo denaro (aumenterebbe l'inflazione e i prezzi) descrive tutto'ora la situazione attuale; porterà costi più alti per comprare o affittare case, per le automobili ed elettrodomestici, una minore espansione e assunzioni delle attività. Ma in seguito l'aumento dei prezzi si modererà , riducendo l'inflazione.


Se spostiamo la nostra attenzione sull'oro, vediamo che da giugno sta creando un "canale" che nello specifico caso possiamo definire "lateralizzazione". Infatti sono svariati mesi che l'oro non "funziona" quasi più come "bene rifugio", di conseguenza il dollaro (nonostante non ci sia più il legame di prima) è salito agendo da "protezione". Se analizziamo il suo grafico, dalla crisi finanziaria del 2008 ad oggi, verrebbe da pensare da ci troviamo in una situazione analoga al 2013 perchè i prezzi stanno formando un modello con massimi decrescenti.

(grafico del 2 Novembre, a mercato chiuso)