Future FTSE MIB, titani al lavoro, up e down pari sono su scala siderale

 | 18.05.2017 19:31

Investing.com – Il contratto Future FTSE MIB con scadenza a giugno 2017 chiude oggi a 20.969 punti, in perdita del -0.03 %.

Al momento si collocano in terreno positivo 24 titoli su 40, con un range di variazione che va dal migliore (Banco BPM (MI:PMII)) con un guadagno del +2.53%, al peggiore (Fiat Chrysler Automobiles NV (MI:FCHA)), che cede del -3.11%.

Analisi:
un vero e proprio “braccio di ferro", uno scontro diretto basato sulla forza bruta, ecco ciò che si è visto oggi a Piazza Affari. Iniziata la seduta con perdite copiose, corrispondenti ad un down di 480 punti, la quotazione del contratto future ha prima raggiunto e poi abbondantemente superato il primo target ribassista qui in precedenza ipotizzato a 20725 punti, andando a postare un nuovo minimo a 20480 punti. La reazione scatenatasi in seguito ha dello stupefacente, essendo riuscita, con una escursione di 520 punti, non solo a recuperare per intero il down precedente, ma andando addirittura a riportare brevemente la quotazione in terreno positivo. La chiusura di seduta è poi avvenuta a ridosso del massimo assoluto odierno, poco sotto la parità. Quale situazione lascia dietro di sé, questa campale giornata? Ebbene, da un punto di vista strettamente tecnico, l’erculeo recupero rialzista si è fermato esattamente sulla prima vera resistenza di fase e questo non lascia spazio a interpretazioni né a favore di un successivo rialzo, né di un nuovo ribasso. La sensazione che deriva dall’osservazione del grafico odierno è al tempo stesso, di meraviglia per l’enorme forza messa in campo dai compratori e di inevitabile considerazione per la resistenza tecnica sulla quale il movimento si è per ora fermato. L’incognita qui ieri evidenziata nel commento di chiusura seduta, ha dispiegato appieno il suo effetto. Bisogna inoltre considerare gli enormi interessi attualmente in gioco, soprattutto sul listino italiano, dovuti alla importante partita che si sta giocando sui PIR (piani individuali di risparmio), che stanno già apportando, secondo gli ultimi dati, oltre un miliardo di euro di capitali freschi alle aziende; sono così importanti che devono essere difesi a tutti i costi. Chi vorrebbe investire i propri risparmi su titoli in forte deprezzamento, immobilizzandoli, tra l’altro, per ben 5 anni? La raccolta, così ben iniziata, e così vantaggiosa anche per i vari intermediari, potrebbe subire una forte battuta d’arresto, con grave danno per tutti. Mani forti, (capitali così ingenti non vengono mossi dai piccoli trader) quindi, sono probabilmente intervenute in modo risoluto per arginare il fenomeno del sell off odierno che, però, non è ancora del tutto scongiurato. Non a caso, fra tutti i listini europei, solo quello italiano ha visto un recupero odierno tanto consistente da riuscire ad azzerare le iniziali pesanti perdite. E su tale premessa, le probabilità che questi interventi proseguano, sono da tenere certamente presenti. La raccolta dei PIR è appena iniziata ed è anche molto promettente e lucrosa, va quindi “difesa” senza risparmio di mezzi, tanto più in un mercato di modeste dimensioni come è quello di Piazza Affari, agevolmente “indirizzabile”, con contenuto dispendio di capitali. La situazione è quindi evidentemente affetta da ingombranti fattori esogeni al puro mercato, con i quali, anche i trader, dovranno misurarsi direttamente. Buonasera. Francesco Lamanna.

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