Raffaele Costa | 22.11.2021 12:00
Probabilmente una delle difficoltà che si riscontra approcciandosi al gold è quello di tenere un profilo eccessivamente semplicista proprio dal punto di vista concettuale.
Sono noti alla nausea i collegamenti tra il suo prezzo e l’inflazione da un lato e la generica avversione al rischio dall’altro.
In relazione all’inflazione un equivoco che può sorgere è quello di capire a quale variazione dei prezzi riferirsi. I mercati, è noto, tendenzialmente vivono non nel presente come facciamo noi nel nostro anonimo quotidiano ma sempre con l’attenzione su quello che succederà domani, a volte dopodomani.
Negli USA l’ultimo dato sui prezzi al consumo evidenzia un valore di 6,2%. Si tratta di qualcosa che non si osservava da 31 anni eppure il gold certo è salito ma non ha avuto la reazione che ci si poteva aspettare di fronte a qualcosa che non si vedeva da un terzo di secolo.
A ben vedere la correlazione va stimata non tanto col livello nominale dei prezzi al consumo quanto con i tassi di interesse reali, cioè brutalmente col rendimento di un investimento obbligazionario senza rischio (treasuries) al netto della svalutazione monetaria. Va cioè valutata la capacità di ottenere una crescita del capitale sufficiente a stare dietro all’aumento dei prezzi, cioè ottenere un capitale tra un anno che mi permetterà di acquistare ciò che oggi con esso compro prima di investirlo.
Il concetto complica le cose perché ci obbliga ad occuparci anche di una roba complessa come la stima del livello dei tassi di interesse nominali nel futuro prossimo. Si tratta di una variabile che il FOMC, il braccio armato della FED, ha difficoltà a mettere a fuoco come dimostrano i dot plots rilasciati in occasione delle riunioni periodiche. Figuriamoci cosa può essere a confronto il nostro sforzo di immaginazione.
Per capire se l’inflazione attuale sia alta (ma alta rispetto a cosa?) certamente si può fare riferimento da una parte al cosiddetto effetto base, che sta creando stress aggiuntivo. Cioè, dal marzo 2020 il calo anomalo del livello generale dei prezzi dovuto alla pandemia ha introdotto nel calcolo dell’indice dei prezzi al consumo una serie di dati mensili negativi che non si vedevano da decenni. Si consideri che con l’inflazione si misura, su base mensile, l’incremento percentuale del livello generale dei prezzi e da quello si ottiene una proiezione del tasso annuo.
Ovviamente facendo il confronto coi mesi depressi del 2020 in cui compariva il Covid 19 e che ha prodotto una variazione profondamente negativa della variazione mensile dei prezzi, il tasso annuo di inflazione che si ottiene oggi è anomalmente alto come il 6,2% in America appunto.
Questo i mercati lo sanno ma non sanno ben stimare gli altri effetti indotti sull’inflazione dai colli di bottiglia presenti nei processi produttivi delle aziende che causano minore produzione che non basta per tutti (esempio è la carenza di chip). Inoltre è da considerare il rialzo robusto delle materie prime industriali ed alimentari che ugualmente provocano aumento nella componente variabile della struttura dei costi di produzione delle imprese che come tale è destinata a rientrare quando le cose si normalizzeranno.
Il tutto a condizione che il Covid 19 non riprenda forza sufficiente nel mondo a produrre nuovi lockdown generalizzati il che se da un lato rappresenterebbe un sollievo per il costo delle materie prime dall’altro non risolverebbe quello dei colli di bottiglia nella produzione.
Un’altra variabile, è la stima del comportamento di spesa dei consumatori i quali, soprattutto negli USA, nelle economie con PIL molto dipendenti da essi è da monitorare attentamente e negli USA i dati dicono che gli americani stanno rinviando le spese importanti, segno che credono nella transitorietà del rialzo dei prezzi.
Sempre negli USA un altro elemento che contribuisce a giustificare l’attendismo della FED è la composizione del mercato del lavoro con la difficoltà a fare rientrare in gioco una parte importante delle persone che hanno perso il posto a causa della pandemia e che tuttavia non cercano attivamente un nuovo lavoro.
Questo fenomeno produce una traslazione verso il basso di tutta la struttura del mercato del lavoro con una revisione al rialzo ad esempio della cosiddetta disoccupazione strutturale, per definizione non migliorabile e verso il basso del livello di occupazione che le autorità monetarie ritengono congruo con una risalita dei tassi di interesse. Questo potrebbe tradursi in un anticipo del tapering.
Dopo essersi occupati di tutto questo c’è da fare i conti con la forza del dollaro americano visto che le sue quotazioni sono in dollari e che un aumento di questo rende indirettamente più costoso il suo acquisto sui mercati. Il dollaro viene da un periodo di forza originatosi in coincidenza con le preoccupazioni cominciate a serpeggiare in estate sulla possibile non transitorietà del livello dei prezzi
Tornando al gold, guardando le quotazioni, i massimi del 2011 a 1.921.70 non sono ancora violati.
Anche sul weekly una lunga candela verde, con volumi in espansione, ci aveva illuso che il break out fosse cosa fatta salvo osservare subito dopo la formazione di una chiara bearish engulfing che, osservata in corrispondenza di un top importante, con estensione dei real body nettamente maggiori rispetto ai precedenti, con un picco di volumi associato alla candela rossa (che segna il top di periodo), ingoia il corpo verde di quella precedente prefigura un molto probabile scenario ribassista. Almeno di breve come si addice ai pattern formati da una, due o comunque poche candele.
La stessa area corrispondeva ad una correzione del 19% rispetto ai massimi relativi e dunque si trattava di un movimento contenuto entro il limite del 20% generalmente considerato come limite entro cui classificare come correttivo un movimento, anche se personalmente è un concetto che rifiuto perché troppo generico e non contestualizzato.
In area 1.670 la tenuta del supporto è avvenuta con la formazione di un doppio minimo che ha, per ora, soddisfatto le aspettative dei traders in termini di ricompensa del rischio assunto visto che sta regalando un reward/risk di 2:1
Si tratta a ben vedere di altrettante seduzioni e quindi illusioni rialziste per i traders che pongono fiducia nell’inversione stessa.
Ora occorre valutare la bontà del movimento rialzista in atto. Innanzitutto il trend di lungo termine (da weekly in su) è rialzista visto che abbiamo massimi e minimi crescenti e che, come detto, l’attuale movimento ribassista per le caratteristiche fin qui mostrate è da classificare come correttivo.
Inoltre lo scenario fondamentale di un'inflazione stabilmente elevata associata alla prudenza delle autorità monetarie che sembrano ritardare l'inizio del rialzo dei tassi stanno mantenendo i rendimenti reali schiacciati, per ora a livelli bassissimi, rafforzando il quadro rialzista del gold.
Per converso non si può ignorare la scarsa partecipazione degli operatori visto chein occasione della violazione della terza trend line rbassista l’istogramma dei volumi non ha avuto alcun sussulto.
Inoltre, sul weekly, per adesso abbiamo una candela dal corpo rosso con associato un livello di volumi leggermente più alto di quello che dovrebbe essere la candela di break out.
A questo punto il campo perfetto dove monitorare i prezzi mi sembra sia quello daily dove possiamo seguire un eventuale movimento di pull back sulla terza trendline appena violata osservando soprattutto la partecipazione del mercato, cioè i volumi. Il livello dove il movimento potrebbe trovare argine è quello dei 1.830 dove oltre a trovare il contatto con la suddetta trendline abbiamo anche il supporto statico offerto da ben quattro tentativi rialzisti fermati tra luglio e settembre scorsi.
Sul piano tecnico, come visto, non mancano gli elementi che si possono monitorare e che potrebbero salvarci dalla nuova cocente delusione cui potremmo incappare dichiarando senza riserve il nostro amore (acquisto del break out) scambiando una falsa partenza per accettazione tacita della nostra proposta d’amore. Salvo assistere ad un nuovo movimento all’indietro e rimanere vittime dell’ennesima seduzione e abbandono.
Con la beffa del terzo attraversamento.
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