Investing.com | 22.07.2021 14:17
La versione originale di questo articolo, in inglese, è stata pubblicata il 22 luglio 2021
Il mercato del greggio ha registrato una volatilità estrema questa settimana. In parte è stata dovuta alle politiche interne dell’OPEC ed al modo in cui il cartello ha scelto di risolvere la recente impasse sulla produzione. La mancanza di chiarezza sui segnali della domanda è stata un ulteriore fattore. Ecco cosa potrebbe significare tutto questo per i prezzi.
Grafico settimanale WTI sui 12 mesi precedenti (TTM)
Domenica, l’OPEC+ si è incontrata in videoconferenza ed ha risolto le questioni rimaste in sospeso dopo il fallito vertice del 1° luglio.
Di seguito, ecco cosa ha deciso di fare il gruppo riguardo alla produzione petrolifera:
In apertura degli scambi lunedì, i prezzi di WTI e Brent sono crollati. Hanno chiuso in ribasso di oltre il 7%. Entrambi i riferimenti sono scesi sotto il livello dei 70 dollari al barile. Il calo non è stato dovuto solamente all’annuncio dell’OPEC+, ma i mercati sono stati anche spaventati dalle terrificanti notizie circa l’impatto della variante Delta del coronavirus e da un selloff del mercato azionario.
Tuttavia, dopo essere scesi lunedì, i prezzi del greggio sono saliti lievemente il giorno dopo, cominciando a rimbalzare mercoledì, con il Brent sopra i 72 dollari al barile ed il WTI sopra i 70 dollari al barile a metà pomeriggio.
Segnali di mercato contrastanti alimentano l’incertezza
La ripresa è arrivata nonostante l’ultimo report della U.S. Energy Information Administration (EIA) da cui è emerso un aumento delle scorte di greggio . Normalmente, un aumento delle scorte sarebbe considerato un segno negativo per la domanda ed un peso sui prezzi. Il report dell’EIA è stato misto, perché ha rivelato un lieve calo delle scorte di benzina.
Non era quello che si aspettavano i mercati, perché il report dell’American Petroleum Institute (API) pubblicato il giorno prima parlava di un aumento delle scorte di benzina.
Alcuni scorte dei componenti della miscela usati nella benzina. Questo potrebbe indicare che viene prodotta meno benzina, il che significa che le raffinerie credono che la domanda di benzina scenderà presto. (E comunque i prezzi sono saliti dopo la pubblicazione del report).
La verità è che ci sono segnali a supporto dell’idea che la domanda di greggio non migliorerà di molto e che si fermerà o scenderà quando usciremo dall’estate.
Ma ci sono anche segnali che indicano che la domanda sta aumentando ed è destinata a salire, anche se questo rialzo non sarà tanto rapido come sperava qualcuno appena qualche settimana fa.
Questa incertezza, insieme al cambio di politica dell’OPEC, sta rendendo i prezzi del greggio volatili, soprattutto rispetto allo scorso anno, quando i tagli alla produzione da parte dell’OPEC+ avevano contribuito a mantenere i prezzi particolarmente stabili (anche se relativamente bassi) per tutta l’estate.
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