I dati di oggi sull’indice IPC USA danneggeranno ancora di più l’oro?

 | 14.09.2021 13:53

Ogni pubblicazione dei dati sull’inflazione di questi tempi sembra un presagio di sventura per l’oro e il dato sull’indice IPC USA, atteso per oggi, non fa eccezione.

Con una lettura stimata leggermente più bassa rispetto al mese scorso (una crescita annua del 5,3% per agosto rispetto al 5,4% di luglio), l’indice sui prezzi al consumo di per sé non si preannuncia una catastrofe per l’oro.

Tuttavia, se il dollaro e i rendimenti dei Treasury USA dovessero iniziare a salire sulla scia del dato, insieme all’idea che la Federal Reserve potrebbe ancora ridimensionare il suo generoso stimolo nonostante l’irregolare ripresa dell’occupazione dalla pandemia, allora l’oro potrebbe uscirne a pezzi.

L’oro sarà la “maggiore vittima” del dato IPC?

L’inflazione nei paesi sudamericani è ai massimi pluriennali, con il Brasile che registra una crescita annua del 9%, il massimo dal 2016; il Messico del 5,8%, il massimo da fine 2017; il Perù del 5%, picco dal 2009, ed il Cile del 4,5%, la più alta dal 2016.

Il contratto di dicembre dell’oro sul COMEX a New York oscillava a poco meno di 1.793 dollari negli scambi asiatici di questa mattina, pressoché invariato rispetto alla seduta precedente, quando si era attestato in salita di 2,30 dollari, o dello 0,1%, a 1.794,40 dollari dopo essersi mosso in un range di 5 dollari tra 1.800,05 e 1.785,10 dollari.

Neanche l’indice del dollaro, che replica l’andamento del biglietto verde contro sei principali valute, si è mosso di molto, attestandosi a 92,59. Il rendimento dei Titoli del Tesoro USA a 10 anni, di riferimento, sale dello 0,7% sulla giornata.

L’oro per dicembre è sceso del 2,3% la scorsa settimana, segnando il maggiore calo dalla settimana nel 29 luglio e il primo calo settimanale dopo 5 settimane di euforia per le posizioni long. Il report sull’occupazione di agosto ha avuto un ruolo importante in tutto ciò.

Si riaccendono le speculazioni sul tapering della Fed nonostante il report sull’occupazione deludente

La speculazione sulla pressione esercitata dall’inflazione è partita dai dati USA che hanno mostrato un aumento dei prezzi alla produzione in salita dell’8,3% ad agosto, il maggiore aumento degli ultimi 10 anni.

Finché non sono stati pubblicati i dati sull’IPP, il tapering è sembrato più lontano in quanto il report sull’occupazione di agosto ha rivelato dati inferiori del 70% rispetto agli obiettivi degli analisti.

Con la Fed che si avvia ad entrare nel blackout period in vista del vertice del 21 e 22 settembre, i dati IPC di agosto saranno sorvegliati speciali.

Vota l’App
Unisciti ai milioni di utenti che utilizzano l’app di Investing.com per restare sempre aggiornati.
Scarica ora

Il motivo per cui la Fed dovrebbe ridurre lo stimolo ed alzare i tassi di interesse è stato dibattuto negli ultimi mesi in quanto la ripresa economica va in conflitto con la diffusione della variante Delta. 

L’inflazione sta superando la crescita USA

Il problema della Fed, tuttavia, è l’inflazione, che sta superando la crescita economica.

L’indicatore sull’inflazione preferito dalla Fed, l’indice PCE core, che esclude i prezzi volatili di alimenti ed energia, è salito del 3,6% sull’anno a luglio, il massimo dal 1991. L’indice PCE, che comprende energetici ed alimentari, è salito del 4,2% su base annua.

L’obiettivo di inflazione della Fed è del 2% all’anno.

Quindi: dove potrebbe dirigersi l’oro dopo i dati sull’indice IPC?