I due megatrend che potrebbero favorire ENI a Piazza Affari

 | 29.04.2021 17:06

Ecco come e perché ENI (MI:ENI) potrebbe essere la favorita dai megatrend della transizione energetica e della digitalizzazione. Scopriamolo insieme

Con la diffusione dei vaccini anti Covid-19 e le campagne di vaccinazione che proseguono a livello globale, i Paesi si preparano all’uscita dall’emergenza sanitaria e alla ripartenza dell’economia, anche grazie alle politiche espansive delle Banche centrali e ai programmi di spesa dei Governi focalizzati sulla transizione energetica e la digitalizzazione. Sotto la lente degli investitori il settore delle utility dopo che il presidente degli Stati Uniti, Joe Biden, ha annunciato che gli USA ridurranno le emissioni di Co2 del 50-52% entro il 2030, rispetto ai livelli del 2005. Per gli analisti di Equita SIM si tratta di indicazioni che "favoriranno in particolare reti e impianti rinnovabili nei prossimi anni, attraverso gli strumenti fiscali su investimenti e tasse, che porteranno all’aumento della capacità installata (rinnovabile)". Guardando alle blue chip di Piazza Affari, spicca ENI, società coinvolta nella rivoluzione del proprio modello di business puntando proprio alla transizione energetica e alla digitalizzazione. Il Cane a sei zampe ha le energie rinnovabili al centro della propria strategia e, come anticipato nel Piano Strategico di Lungo Termine al 2050, si pone l’obiettivo di raggiungere i 60 GW di capacità installata, dagli 1 GW prodotti da rinnovabili nel 2020. Questo impegno nelle energie verdi fa parte della trasformazione che il gruppo sta vivendo dal 2014 e contribuisce ad avvicinare ENI ad un traguardo ben più ambizioso: raggiungere la totale decarbonizzazione di tutti i prodotti e processi entro il 2050. Ma non vi è solo la transizione verde negli obiettivi della società guidata da Claudio Descalzi. ENI è inoltre attiva nella digitalizzazione, un altro forte megatrend che interesserà sempre più le aziende in futuro. Nella giornata di ieri il Presidente del Consiglio Mario Draghi ha presentato il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza che comprende tutte le riforme e gli investimenti che verranno messe in piedi per sfruttare il denaro del Recovery Fund. Ben 50,07 miliardi di euro verranno investiti nella digitalizzazione e altri 69,96 miliardi nella rivoluzione verde e nella transizione green. Come anticipato, il futuro del Cane a sei zampe ruota attorno alle nuove tecnologie: Hpc, cloud, edge e intelligenza artificiale. Il nuovo supercomputer industriale Hpc6 di ENI arriverà nel 2023, con l’obiettivo di una capacità elaborativa sicuramente superiore ai 100 petaflop/s (un milione di miliardi di operazioni in virgola mobile al secondo), rispetto ai 51,7 petaflop/s di Hpc5 presentato a inizio 2020. Nel frattempo, l’ICT di ENI - che impiega 1.300 persone nel mondo - lavora su soluzioni di cloud ibrido parallele e punta sull’edge computing. La digitalizzazione non è inteso solo come supporto abilitante, ma come traino per l’evoluzione del settore, che renderà possibili nuovi modelli di business soprattutto nella transizione energetica verso fonti a basse emissioni di carbonio. Su questo tema, ad attirare la nostra attenzione è stato il certificato Cash Collect di Société Générale con ISIN XS2278318634 che ha come sottostante ENI. Vediamo cosa dice l’analisi tecnica sul gruppo guidato da Claudio Descalzi.

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ENI: l’analisi tecnica

Il quadro tecnico di ENI appare costruttivo nel medio periodo. Se si osserva il grafico settimanale si può notare che i corsi hanno recuperato terreno dai minimi segnati a ottobre 2020 in area 5,75 euro. Al momento le quotazioni stanno testando il supporto dinamico che conta il minimo precedentemente menzionato con il minimo registrato a gennaio 2021, ora transitante a 10,20 euro. La struttura tecnica indica che vi è ancora molto spazio di manovra al rialzo nonostante la vicinanza della resistenza statica a 10,91 euro. Con il minimo che si è registrato durante il crollo causato dallo scoppio della pandemia di Covid-19, insieme a quello registrato a ottobre scorso, i corsi hanno disegnato una figura di doppio minimo che vede come target naturale il livello di concentrazione di offerta a 13,22 euro, resistenza di lungo termine che conta la serie di minimi segnati in più occasioni dal 2014. La positività verrebbe meno con un ritorno al di sotto dei 8 euro per azione.