I verbali del vertice di ottobre della Fed mostrano una forte esitazione

 | 21.11.2019 12:44

C’è una frase attribuita a Mark Twain che riguarda il tempo nel New England (che potrebbe però essere usata in ogni stato) che dice che se non ti piace il tempo che fa, basta aspettare qualche minuto e il tempo cambierà.

Forse è così che si sentono gli investitori quando si parla di previsioni economiche, visto il mutare repentino delle trattative USA-Cina e visto l’andamento misto degli indicatori. Le nuove assunzioni vanno bene, gli investimenti delle imprese sono deboli. Il mercato azionario tocca nuovi record quando c’è ottimismo sui dialoghi commerciali e scende quando l’ottimismo va scemando.

Gli analisti temevano che i verbali del vertice di ottobre della Fed rilasciati mercoledì sarebbero stati sottotono visto che il tono della dichiarazione ufficiale è stato stravolto dalle notizie susseguenti.

Le ultime notizie sull’impasse dei dialoghi commerciali fanno riaffiorare i timori di tre settimane fa.

Grande esitazione, forti rischi economici.

I verbali, effettivamente, hanno mostrato una forte esitazione. Le cose non andavano così bene nelle prime settimane seguenti al vertice di settembre, mentre sembravano andare meglio nella seconda parte del mese, visto che l’accordo commerciale sembrava imminente e la Brexit si stava avviando ad una soluzione. Ciononostante, la debolezza economica globale minacciava di attaccare anche gli USA.

Le trattative commerciali sono state letteralmente stravolte e non sappiamo davvero come andrà a finire. Gli ottimisti vedono il bicchiere mezzo pieno nonostante tutte le incertezze, mentre i pessimisti vedono il bicchiere mezzo vuoto che continua a svuotarsi.

Secondo una scuola di pensiero l’incertezza è superata e la crescita dell’Europa e dei mercati emergenti riprenderà e gli USA rallenteranno ma non di molto. In questo scenario la Fed probabilmente non farà alcun intervento nel 2020.

Gli operatori dei mercati vedono una possibilità al 50% di unulteriore taglio dei tassi di interesse entro giugno, secondo i future dei fondi Fed.

I verbali di ottobre mostrano lo staff della Fed nella categoria bicchiere mezzo vuoto, vista la revisione al ribasso delle previsioni ed i rischi per la crescita. La Fed è stata anche pessimista sull’impatto negativo delle tensioni commerciali e della crescita globale sull’economia USA, cosa non facilmente risolvibile tramite la politica. Inoltre, anche per l’inflazione le speranze sono davvero poche.

Questa è stata la visione più largamente condivisa, in quanto i rischi per l’economia sono stati definiti “elevati”. Tutto questo li ha incoraggiati a pensare che un ulteriore taglio dei tassi ad ottobre sarebbe stata una buona idea. Ci sono stati pareri contrari da parte dei falchi secondo cui l’impatto dei tagli precedenti non era ancora stato avvertito e che con un intervento ulteriore si potrebbe incoraggiare un’eccessiva propensione al rischio.

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Il consiglio ha deciso che i dati dovranno determinare una “seria rivalutazione” delle previsioni economiche per spingere un nuovo intervento dopo quello di ottobre. Questa è stata la frase più volte ripetuta dal Presidente della Fed in conferenza stampa nonché in testimonianza davanti al Congresso la scorsa settimana.

Il Presidente della Fed di New York Fed John Williams ha dichiarato che i rischi per l’economia sono ancora al ribasso. Un calo dell’economia o uno spostamento dell’inflazione nella “direzione sbagliata” potrebbero rappresentare un valido motivo per intervenire ancora.

Intanto, scendono le attese di un taglio dei tassi entro luglio sugli scambi delle valute. La preoccupazione della Fed di tre settimane fa sembra ancora pertinente e per niente superata.

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