Il blocco dell’amministrazione Trump non preoccupa le borse

 | 15.01.2018 13:00

Sta diventando difficile ricordare l’ultima volta che il governo statunitense NON è stato sull’orlo di un blocco amministrativo, ma la prossima scadenza del “disastro” previsto per questo venerdì 19 gennaio si sta rapidamente avvicinando. L’ultima minaccia, verso fine dicembre, è stata ancora una volta evitata quando il Congresso è riuscito a rimandare il problema con un accordo su finanziamenti a breve termine. Per la “scadenza” imminente, i politici di entrambe le parti minacciano di giocare pesante.

La verità è che la vittoria dei Democratici a metà dicembre in Alabama - con Doug Jones che ha strappato il seggio al Senato al Partito Repubblicano - ha ridotto la maggioranza di quest’ultimo al Senato con soli 51 a 49 seggi. Data la necessità di avere 60 voti, i Repubblicani dovranno fare qualcosa per convincere nove democratici ad appoggiare una proposta di legge ed evitare il blocco. Tuttavia al momento, con la necessaria proposta di legge sulle spese legata alle trattative in corso sulla legge sull’immigrazione, oltre ai recenti infelici commenti del Presidente Trump sui paesi da cui considera indesiderata l’immigrazione, sembra che le probabilità di convincere i democratici a votare insieme ai repubblicani siano molto basse. E questo significa che le probabilità di un blocco delle attività amministrative stavolta sono più alte. Gli investitori dovrebbero quindi preoccuparsi che l’entusiasmo dei mercati si esaurisca?

Sebbene le parole “blocco amministrativo” suonino come una sorta di disastro apocalittico, la storia ci insegna che potrebbe non essere così terribile come i media finanziari tendono a descriverlo. Come abbiamo detto quando ne abbiamo parlato nel settembre dello scorso anno (si veda il grafico sotto), i blocchi delle attività amministrative sono avvenuti in 18 occasioni nel passato e sono risultati in un ritorno negativo per l’indice S&P 500 solo nella metà delle volte, con un calo medio generale di solo lo 0,6% per l’indice S&P 500, secondo i dati di LPL Research. In effetti, l’ultima volta è stato nel 2013 e l’indice di riferimento ha in realtà visto un balzo del 3,1%.