Il bottom deve ancora arrivare

 | 02.04.2020 17:11

A che punto siamo? Sono molti a sostenere che i minimi sono stati raggiunti e che sia il momento di iniziare ad acquistare. È abbastanza normale; la caduta è stata forte e, spesso, indipendentemente da altri fattori si pensa che una discesa importante costituisca un’occasione di acquisto. Le stesse società finanziarie che si occupano di gestire i risparmi sono abituate all’orizzonte di lungo periodo e ad un’operatività quasi esclusivamente long. Quindi al rialzo.

A mio parere, invece, il famoso bottom non è ancora stato raggiunto e attenderei ad entrare nell’ottica dell’investimento. Se proprio non se ne riesce a fare a meno azzarderei un’entrata poco per volta, una sorta di piano di accumulo.

Per meglio comprendere il mio punto di vista, provo ad analizzare quanto è successo, cosa sta accadendo e quale futuro ci si potrebbe attendere.

Le analisi che incidono sui mercati di cui mi occupo sono di tre tipi:

  • Analisi Fondamentale
  • Analisi Tecnica
  • Finanza Comportamentale

Il coronavirus è apparso è ha stravolto velocemente ciò che era il nostro quotidiano. L’ha fatto velocemente, improvvisamente e la vita di tutti noi è cambiata in un attimo.

La chiusura totale di attività e di qualsiasi forma di circolazione di merci e persone ha causato una reazione sui mercati tipica della finanza comportamentale. Volumi elevati e vendita di qualsiasi asset ritenuto rischioso. In pratica, il panico, nessuna valutazioni di fondamentali e supporti di analisi tecnica bruciati a ripetizione senza essere nemmeno visti. L’importante era vendere; anche in perdita perchè la psicosi era da “il mondo finisce”.

Venduto tutto ciò che si riteneva di dover vendere è iniziato un rimbalzo tecnico, fisiologico, con volumi più bassi e con isterismo in diminuzione. Un ritorno ad un approccio più tecnico, con i movimenti caratteristici dell’analisi tecnica. Tale rimbalzo ha consentito di metabolizzare quanto era successo e di cercare di razionalizzarlo.

Quindi, adesso è tutto finito il peggio è passato e, se pur lentamente, ripartiamo guardando verso l’alto delle quotazioni ? Non ne sono convinto.

Quello che ancora manca e che è oggetto di valutazione da parte di tutti è la realtà politica ed economica. I fondamentali.

Fino alla fine del 2019 tanti elementi negativi e anticipatori non erano stati presi in considerazioni; è tipico di un ciclo che sta finendo. Per inerzia, in una fase positiva, si tende a considerare in prevalenza la notizia positiva a scapito delle notizie negative che pur erano presenti. È normale. Succederà al contrario anche quando le borse inizieranno a salire dopo aver toccato il fondo.

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Oggi, guardando razionalmente al mondo cambiato che ci circonda, ci si sta interrogando sulla durata di questa situazione, sui danni all’economia: certamente negativi, ma quanto in percentuale di perdita di pil e di utili è difficile da stabilire e, ancor di più, è complicato comprendere quanto sarà lenta la ripresa. E se ci saranno ricadute.

Se guardiamo i multipli, soprattutto, il rapporto price/earnings possiamo notare che, ad oggi, con le quotazioni attuali, abbiamo un indice che è tornato in equilibrio. Cioè la perdita attuale subita dallo S&P 500 (indice di riferimento mondiale) ha portato il p/e al valore di 16-17. Un valore perfetto, da manuali di finanza; anche se lo storico ci racconta che mediamente è stato un pò superiore.

Il problema è che questo valore di equilibrio ha al denominatore gli utili aziendali del 2019; non tengono conto di quanto è successo e dell’effetto coronavirus sull’economia. Nella realtà significa che al denominatore si sta utilizzando ancora un valore privo di qualsiasi attinenza con l’attualità e ancor meno con il futuro.

La perdita del PIL e del fatturato delle aziende che si avrà, la riduzione degli utili, i fallimenti di aziende, la lenta e lunga ripresa quando si ricomincerà sono tutti elementi che il mercato e le quotazioni non hanno ancora scontato. Per il semplice motivo che ancora non si conoscono. Si stanno cercando di comprendere; si attendono elementi significativi che possano restringere il range di ipotesi e previsioni che si stanno facendo e che, in mancanza di dati certi e ipotizzabili, risultano piuttosto azzardate.

Ma tutti sanno che saranno pesanti le perdite che si subiranno. E questa è l’unica certezza.

Il range più gettonato di possibile perdita degli utili si aggira tra il 25% e il 35%. Il primo dato nell’ipotesi migliore di ripresa entro l’estate di una parvenza di normalità, il secondo nel caso che anche nel terzo trimestre vi siano restrizioni simili a quelli a cui siamo sottoposti oggi; ma, a quel punto, potrebbe anche peggiorare perchè non si conoscerebbe la fine della pandemia e dei suoi effetti.

In ogni caso, ponendo anche solo quel 25% di perdita degli utili, il mercato lo deve ancora scontare; e lo sconterà. Probabilmente non più con gli eccessi e gli isterismi visti nelle tre settimane di marzo, ma, piuttosto, con un movimento continuo, più lento, ma con un obiettivo chiaro verso il nuovo bottom. E a quel punto, probabilmente, con la situazione generale più chiara e più definita nei suoi effetti si potrà pensare ad una risalita.

Quindi se si volesse entrare oggi, a mio parere, si dovrebbe fare poco per volta, sulla solidità delle aziende e sui settori meno influenzati dalle costrizioni subite; e, soprattutto, pronti a perdere ancora prima che si riparta realmente.

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