Il rally non va in ferie

 | 06.12.2022 08:43

"Non importa quanto vai piano, l'importante è che non ti fermi" (Confucio)

Il rally di natale dipende dalla Cina. Il tema della “riapertura” delle città asiatiche è molto importante, dopo che il Congresso del Partito Comunista ha dato il via a un percorso di cambiamento dell’atteggiamento verso la pandemia. E’ noto che i tempi di trasmissione tra il corpo centrale e locale sono piuttosto macchinosi, ma nel corso del 2023 assisteremo una spinta positiva all’economia. L’abbandono della politica di covid free avrà però delle ricadute sulla popolazione, in termini di decessi e malati, che potrebbero creare degli stop&go all’economia cinese, mantenendo ancora un certo livello di volatilità sui listini di borsa. Aggiungiamo che i dati diffusi nella giornata di ieri hanno mostrato che l'attività del settore dei servizi negli Usa è aumentata inaspettatamente a novembre, con un rimbalzo dell'occupazione, dando ulteriore prova dello slancio di fondo dell'economia. Gli investitori vedono ora una probabilità dell'89% che la banca centrale statunitense aumenti i tassi di interesse di 50 punti base la prossima settimana, con un picco dei tassi a maggio 2023. Oggi attenzione alle 11:10 al discorso di Jochnick, membro del Consiglio di vigilanza della Bce.

L’inflazione è in frenata ma in Italia meno che in Europa

Nel mese di novembre il caro vita in Italia ha mostrato una recrudescenza rispetto agli alti paesi dell’area Euro dove si è assistito a un calo su base sequenziale. Il motivo? Il peso dall’aumento dei prezzi energetici e dei beni alimentari, le componenti più volatile dell’inflazione italiana. Ma nel corso del 2023, si assisterà a una facile comparazione con l’anno precedente, oltre che una serie di effetti “tecnici” che riporteranno l’inflazione in Italia in linea con la media europea. Aggiungiamo poi che nel nostro Paese i salari sono praticamente bloccati. Nel terzo trimestre 2022, ultimo dato disponibile, l’incremento è stato di poco superiore all’1%. Qualche recupero ci potrebbe essere nel nuovo anno, ma non abbastanza per creare una spirale di trasmissione dai salari all’inflazione. In sintesi, se probabilmente, nel 2023 ci sarà una recessione tecnica (quarto trimestre 2022 e primo trimestre 2023) difficilmente assisteremo a una stagflazione, con una ripresa dell’economia, e ricadute nella seconda parte dell’anno. Le Borse se lo augurano.

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La manovra finanziaria è in salita

A tappe forzate il parlamento sta esaminando la Legge di Bilancio per evitare l’esercizio provvisorio. Non mancano gli ostacoli. Autorità importanti come Banca d’Italia hanno messo in dubbio la bontà di alcuni provvedimenti del Governo come il ritorno all’uso del contante e le sanatorie fiscali. Bankitalia lancia inoltre l’allarme sul forte rallentamento del Pil nel corso del 2023 se non verrà messo in sicurezza il PNRR, strategico anche per la tenuta dei conti pubblici. Il debito inoltre va arginato nella sua crescita. Visione prudente condivisa anche da Cnel e Istat, tutti organismi ascoltati in audizione in parlamento. Maggiore consenso invece per quanto riguarda i provvedimenti volti a contenere l’aumento dei costi dell’energia per famiglie e imprese. Il Governo ha però i numeri per approvare la manovra di bilancio senza bisogno di aiuti esterni, facendo venire meno un rischio politico nel breve termine. Anche le opposizioni sembrano consapevoli del "momento" limitando le proprie rivendicazioni/obiezioni a pochi punti di principio. Contesto che mantiene lo spread sotto i 200 punti e il rendimenti del Btp a 10 anni sotto il 4%.

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