Il tappo è saltato...

 | 28.02.2020 16:32

Caduta libera. Come un tappo di sughero stappato e pronto a cadere… è la parte del titolo utilizzato in un mio articolo scritto di recente. E’ la sensazione palpabile di quello che si percepiva dinanzi ai continui record degli indici delle principali piazze finanziarie mondiali. Italia compresa.

In fondo è la fotografia plastica che emerge osservando i grafici. Il tappo è saltato, partendo dalla Cina, andando a schiantarsi contro il solido muro che i mercati hanno costruito da più di un anno a questa parte.

Il maggiore Paese asiatico, legato, per certi aspetti, ad antichi dettami e rigidità storiche, seppur proiettato verso una economia globale che ne ha accolto le differenze. Un territorio che ha cercato, soprattutto sotto la guida di Xi Jinping, di aprirsi ad una visione internazionale, con tutte le difficoltà che si intrecciano ad una mentalità consolidatasi anche dal pensiero di Deng Xiaoping, uno dei primi a sperimentare la riscoperta di una economia privata, affiancata ad una economia di mercato, mantenendo salde una serie di limitazioni vicine al motto ed all’idea di tenere sempre un profilo basso e di non avere fretta. In fondo, abbiamo assistito in questi decenni ad una vera rivoluzione. Cambiamenti corroborati da alcuni latenti limiti.

Ho voluto riprendere alcune righe del mio articolo sulla Cina per sottolineare determinati aspetti di una economia che si è certamente globalizzata, ma allo stesso tempo messa in crisi da quel battito d’ali che ha scatenato un uragano in tutto il mondo. Ancora una volta in rosso, con un altro Gap down importante, dopo i tentativi di rialzare il capo, lo Shanghai Composite segna un meno 3,71%.

In poche settimane gli scenari sono repentinamente, anzi direi drasticamente cambiati. “Siamo vicini ad un grande accordo con la Cina. Lo vogliono loro ed anche noi” è solo una delle numerose dichiarazioni di Donald Trump che hanno contribuito, supportati anche da dati macro positivi, a far esplodere in positivo i listini. Tante le esternazioni di ottimismo, alimentate da market mover davvero generosi. Una brillante capacità comunicativa, penso all’intervento a Davos o quello dinanzi al Congresso in occasione dell’incontro sullo Stato dell’Unione, da far impallidire l’agire strategico magistralmente indicatoci dalla teoria di Jurgen Habermas.

I cambiamenti fulminei, legati alle situazione ed al panico internazionale, hanno generato un netto cambiamento di umore del Presidente degli Stati Uniti. Proprio in queste ore mostratosi furioso, nonostante il vano tentativo del direttore del Consiglio economico nazionale, Larry Kudlow, il quale ha cercato di alleggerire le prime negatività subite a Wall Street mettendola sulla opportunità di acquisto dai ribassi, soprattutto per gli investitori di lungo periodo. Tentativo che si è mostrato assolutamente vano poiché gli indici hanno continuato a sprofondare.

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L’iniziale pattern Engulfing Bullish che si è formato ieri di prima mattina sul grafico orario ha fatto presagire una immissione di benzina sulla possibilità di un cambio di tendenza e di una ripresa dai 3060,20 punti che hanno superato i minimi di inizio dicembre. La stessa benzina non è stata assolutamente sufficiente perché si è accesa la preoccupante spia rossa che ha dato il via a delle forti vendite, spingendosi fino all’area dei 2883,23 punti che rappresentano i minimi di ottobre 2019, calamitando in tal modo in una forte discesa le Three Black Crows già formatesi sul grafico giornaliero, avvicinando la variazione dell’indice S&P 500 al 5,98% da un anno a questa parte. Continuano le vendite dettate, senza dubbio, anche dalla emotività e dagli algoritmi all’interno delle macchine… probabilmente dall'avvicendarsi della fine di un ciclo e dalla paura di una recessione globale.