Inflazione e preoccupazioni sempre presenti

 | 02.06.2022 12:37

Seduta europea che chiude al ribasso, trascinata sul finale dai mercati statunitensi, in una sessione altalenante tra le persistenti preoccupazioni inflazionistiche, notizie provenienti dalla Russia e, se non fossero sufficienti, dalla nota pessimistica di JP Morgan (NYSE:JPM) sulle prospettive economiche. Jamie Dimon, CEO di JP Morgan e uno tra i primi a prevedere una maggiore serie di rialzi dei tassi d’interesse americani nell’anno, ha riportato le sue attese per il prossimo “'uragano economico”, consigliando agli investitori cautela. Anche Fidelity si è unita al coro, per voce della sua economista Anna Stupnytska: “Se guardiamo ai vari episodi storici, pensiamo che le azioni non abbiano ancora trovato il minimo, visti i venti contrari di un'ulteriore stretta aggressiva da parte delle banche centrali, il rischio legato alla guerra in Ucraina, che è chiaramente sistemico, e la forte performance dei mercati delle materie prime”

Le principali attese di ieri, nel Vecchio Continente, erano per i PMI manifatturieri, i quali hanno disegnato un quadro contrastante in crescita in Germania e Spagna, ma in rallentamento in Francia, Italia e per l’area Euro. Mercato del lavoro che invece riporta un livello di disoccupazione stabile sul minimo storico del 6,8%, evitando grattacapi per la BCE. Banca Centrale che intanto, per voce della presidente Lagarde, incoraggia la transizione energetica riportando come l’inflazione attuale non provenga dalla greenflation ma bensì da quella fossile. Tra i settori in Europa si salva solamente quella auto +1,27%, mentre al ribasso troviamo soprattutto il settore Travel&Laisure -2,58% e Real Estate -1,80%. In Italia solamente 7 titoli chiudono al rialzo, con Stellantis (BIT:STLA) +1,74%, Leonardo +1,5%, Pirelli (BIT:PIRC) +1,06%, Tenaris (BIT:TENR) +0,77%, Moncler (BIT:MONC) +0,43%, Iveco Group +0,35% e Inwit (BIT:INWT) +0,14%.

Con l’Europa che si organizza per l’offensiva sull’embargo petrolifero verso Mosca, il Cremlino gioca d’attacco e lo fa sul tallone d’Achille per il Vecchio Continente, ovvero il gas. Il diktat di pagamenti per le forniture di gas in rubli continua a mietere vittime, dopo il taglio all’olandese GasTerra, alla danese Orsted, alla finlandese Gasum, alla polacca PGNiG nonché verso la Bulgaria ieri è stato il turno della Germania con la sospensione di Shell Energy e del suo contratto annuale di 1,2 miliardi di metri cubi – pari a circa il 2,5% delle importazioni tedesche di gas dalla Russia dello scorso anno. Germania che comunque gode ancora delle forniture di Uniper e RWE le quali hanno accettato il meccanismo di pagamento. Meccanismo, quest’ultimo, volto in particolare a rafforzare il rublo, in un contesto di eccessive pressioni al ribasso. Per l’Italia, ricordo come Eni (BIT:ENI) abbia già provveduto all’apertura dei due conti, euro e rubli. Sebbene l’effetto sulla Germania sia maggiormente dimostrativo pone nuove problematiche per Berlino, alle prese con la necessità di accumulare entro il primo novembre l’80% di stoccaggio di gas – in questo momento il valore si attesta al 48,63% dati al 30 maggio, secondo le stime AGSI. Prezzi del gas europeo che hanno evitato il rally soprattutto grazie ai primi passi nel Consiglio europeo sul  price cap dei prezzi in caso di emergenza.

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In Italia, intanto, un aiuto sulla dipendenza russa viene da Snam (BIT:SRG), la quale ha riportato l’acquisto, per un importo di 350 milioni di dollari, di un'unità di rigassificazione galleggiante in grado di stoccare circa 170.000 metri cubi di GNL e con una capacità di rigassificazione continua di 5 miliardi di metri cubi all'anno, equivalenti a circa il 6,5% del fabbisogno interno dell'Italia.

Intanto l’Europa si prepara ad aprire la sua moneta unica alla Croazia, dopo che la Commissione ha dato la sua approvazione ieri alla richiesta. Se la decisione dovesse essere approvata dall'Eurogruppo e dal Consiglio dell'UE entro la fine del mese, la Croazia potrebbe adottare la valuta ufficiale dell'UE già dal 1° gennaio 2023, sei mesi prima di celebrare il suo decimo anniversario come membro dell'UE.

Seduta di ieri caratterizzata, sia in America che in Europa, maggiormente dalle preoccupazioni per una nuova stretta di politica monetaria. In Europa continuano a pesare i dati di martedì sulla crescita inflazionistica, mentre i buoni dati ISM manifatturieri statunitensi di ieri, con il dato che a maggio si è attestato a 56,1, in espansione rispetto alle attese e in crescita rispetto al precedente dato, vengono ad essere letti come un nuovo via libera per la Fed a manovre più restrittive.