Inflazione ed Obbligazioni, un lunga storia

 | 19.06.2017 10:53

Inflazione, trend che viene da lontano

Nella narrazione di questi ultimi 50 anni di inflazione globale è doveroso iniziare affermando che questo tema non è esclusiva di alcuno Stato, tanto meno area geografica.

La decelerazione dei prezzi è un fenomeno che sta interessando l'intero mondo dall'inizio degli anni '80, toccando trasversalmente economie fondate su sistemi diversi.

L'inflazione si è infatti ridotta in paesi come la Russia, il Giappone, l'Italia e gli Stati Uniti; fugando il dubbio, spesso instillato da una certa politica nostrana, che il fenomeno sia imputabile a cause di politica monetaria o economica locale.

La crisi del petrolio
Nell'economia globale del secondo dopoguerra, l'inflazione si manteneva stabile tra il 2% ed il 5% nella maggior parte delle aree sviluppate. Senza destare particolari preoccupazioni.
Fu nel 1973 che la situazione cambiò drasticamente. Proprio in quell'anno l'OAPEC -antenato dell'attuale OPEC- proclamò l'embargo in risposta al supporto degli Stati Uniti ad Israele nella guerra del Kippur che vedeva interessati i principali produttori di petrolio. Questo ebbe l'effetto di alzare il prezzo della materia prima dai 3 dollari al barile di inizio anno fino ai 12 dollari del Marzo del 1974, generando la prima grande crisi energetica.

Nel 1979 con la rivoluzione islamica iraniana e la conseguente guerra tra Iraq e Iran si ebbe la seconda grande crisi che portò in 12 mesi l'incredibile prezzo di 39,50 dollari al barile.
Il decennio di instabilità in medio oriente ebbe un effetto devastante sull'inflazione globale. In Italia, Spagna e Giappone si ebbero picchi del 25% -anno su anno-, in Germania dell'8%, negli Stati Uniti del 14%.

E' proprio a partire dalla grande crisi del '79 che i prezzi cominciano la loro decelerazione fino ad arrivare ai giorni nostri.

Il petrolio conobbe però un altro rally tra il 2002 ed il 2008 passando dai 20 dollari al barile ai 140 di inizio crisi sub-prime. La causa questa volta veniva dalla abbondanza di domanda e non dalla scarsità di offerta. Furono gli anni dello sviluppo indiano e cinese che richiedevano un enorme dispendio di materie prime, associato ad un periodo particolarmente florido per gli Stati Uniti -principali consumatori di petrolio al mondo-.

L'inflazione infatti non rispose agli stimoli del rialzo delle materie prime. Questo periodo non viene definito come “Crisi” ma “Boom”.

Bonds e Stocks
In condizioni di normalità, le obbligazioni hanno sempre svolto il loro lavoro di mantenitori di potere d'acquisto, proteggendo i risparmiatori dall'inflazione.
Esistono periodi storici in cui i rendimenti subiscono delle distorsioni, essi possono essere positivi o negativi per il risparmiatore, come per l'istituzione emittente.
Ben ricorderete cosa successe ai BTP alla fine del 2011, periodo in cui lo stato italiano pagava una cedola tre volte superiore al proprio tasso inflattivo, condizione molto favorevole al sottoscrittore ma decisamente sfavorevole all'emittente.

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Negli ultimi anni stiamo invece assistendo al fenomeno opposto, a causa delle politiche monetarie che tendono a schiacciare le cedole sotto il livello dell'inflazione, le obbligazioni oggi sono sfavorevoli ai sottoscrittori e molto favorevoli all'emittente.
L'effetto della riduzione graduale dei rendimenti ha avuto come conseguenza naturale quello della crescita dei titoli azionari, considerati ormai l'unico strumento capace di restituire una redditività in portafoglio. Ben visibile osservando la composizione dei portafogli istituzionali tra il 1987 ed il 1997 e tra il 2009 ed il 2016. In questi due periodi la quantità di obbligazioni è andata riducendosi, aumentando quella in titoli azionari.

La carenza di rendimenti ha creato una distorsione cognitiva tra tutti i partecipanti a mercato, rendendo strumenti ad alto profilo di rischio percepiti come a basso. Un esempio fra tutti: il titolo Apple, ormai considerato un bene rifugio. In figura 1 la variazione della composizione dei portafogli secondo American Association of Individual Investors.