Inflazione protagonista

 | 10.08.2022 09:26

Seduta di correzioni quella di ieri sulle principali piazze finanziarie. In Europa solamente Londra riesce a chiudere la sessione in positivo (+0,08%) mentre al ribasso troviamo in maglia nera Amsterdam (-1,5%), Francoforte (-1,12%) e Milano (-1,05%).

Preoccupazioni degli investitori che hanno trovato terreno fertile nelle vendite nel comparto tecnologico e dalle nuove pressioni russe verso l’Europa.

Mosca gioca in attacco nei confronti di un Europa, la quale vacilla tra caldo, siccità e fame energetica. Dopo aver tenuto in allarme l’Europa con i flussi di gas passante per il Nord Stream 1, la Russia sospende ora la fornitura di petrolio tramite l’oleodotto Druzhba, il quale trasporta petrolio in Slovacchia, Ungheria e Repubblica ceca aumentando di conseguenza la pressione sull'inflazione e amplificando il rischio di recessione nel Vecchio Continente. Inoltre, il rischio è anche quello di una maggiore spaccatura tra i paesi membri UE, con l’Ungheria che sempre di più vede il peso delle sanzioni russe verso l’Europa. 

Guerra in Ucraina che si fa sempre più preoccupante, con il rischio nucleare che diviene una nuova arma di attacco sulle pressioni internazionali. Da una parte Mosca accusa Kiev di attacchi in prossimità della centrale nucleare (la più grande in Europa) di Zaporizhzhya, richiamando perfino una riunione del Consiglio Onu. Dall’altra Kiev accusa Mosca di voler collegare la centrale alla Crimea, situazione che metterebbe a rischio la stabilità della centrale. Di fatto la preoccupazione nei territori limitrofi si amplifica in Romania che ha iniziato la distribuzione di pillole di ioduro di potassio per le persone di età inferiore ai 40 anni. L'incidente di Chernobyl del 1986 ritorna alla memoria di molte persone della zona.

Sul versante americano indici che chiudono in territorio negativo, allungano a quattro la serie consecutiva di correzioni per lo S&P 500 e tre per il Nasdaq 100. A tenere banco è soprattutto il mondo dei semiconduttori. Dopo i deludenti dati di ieri di Nvidia, oggi a pesare sono le revisioni al ribasso per l’anno da parte di Micron. Una minore domanda industriale di semiconduttori riporta all’attenzione le preoccupazioni della crescita economica, soprattutto verso i beni discrezionali. Crisi dei semiconduttori che trova espletamento nella giornata che ha visto la firma del presidente Biden sul Chips Bill, piano che include circa 52 miliardi di dollari in ricerca e sviluppo nazionali di semiconduttori. Micron Technology ha riportato come investirà 40 miliardi di dollari nella produzione di chip di memoria, mentre Qualcomm starebbe collaborando con GlobalFoundries in un accordo da 4,2 miliardi di dollari per la produzione di chip. Con una produzione di chip sul suolo americano solamente pari al 10% di quella mondiale, la Casa Bianca punta a ridurre il divario nei confronti della Cina.

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Seduta di risk off a cui non è stata di aiuto per il mondo obbligazionario, con i rendimenti dei Treasury in aumento ed esacerbando le pressioni sui segmenti growth del mercato. D'altra parte, a bilanciare i listini i rialzi sul comparto energetico che beneficiano dei rimbalzi sui prezzi del greggio.

Rally estivo che mostra pertanto segnali di rallentamento, in attesa dei dati odierni sull’inflazione statunitense. La lettura rappresenta infatti l'evento clou della settimana e il probabile fattore determinante per la direzione di marcia dei mercati nel breve termine. Dopo aver assistito all'esplosione di nuovi posti di lavoro di venerdì, evidenziando un mercato del lavoro ancora notevolmente resiliente nonostante i diversi rialzi dei tassi (da inizio anno abbiamo assistito ad un rialzo di 2,25%, passando dallo 0,25% agli attuali 2,5%) la Fed potrà pertanto contare su minori pressioni nel suo percorso di lotta all’inflazione.

Dato l'ampio calo dei prezzi delle materie prime nell'ultimo mese, l'inflazione complessiva potrebbe mostrare segnali di rallentamento, tuttavia l’incertezza resta padrona. Sebbene il consenso preveda una lettura a luglio in calo all'8,7% dal passato 9,1%, la risposta dei mercati potrebbe essere incerta poiché l’inflazione core, la quale esclude cibo ed energia, dovrebbe invece registrare un’accelerazione al 6,1% dal 5,9%. Situazione che potrebbe rendere pertanto più incerta la risposta odierna da parte degli operatori. Negli Stati Uniti ci sono diversi segnali incoraggianti che indicano che l'inflazione dei beni si stia attenuando, grazie al rallentamento della domanda, al calo dei prezzi delle materie prime e all'allentamento delle strozzature della catena di approvvigionamento. Tuttavia, è probabile che l'inflazione dei servizi rimanga elevata.

Nonostante la crescita internazionale Domino’s Pizza abbandona il territorio italiano. Il famoso marchio di pizza americana fatica a trovare terreno nella patria della pizza e dopo solamente 7 anni opta per il suo abbandono. All’origine della crisi la maggiore concorrenza che le società di consegna hanno portato sul mercato, riducendo il divario tra le classiche pizzerie e la società americana. Catena che al 19 giugno riportava nei suoi libri una crescita dei suoi punti vendita a 19.294, con 273 nuove aperture nello scorso trimestre a fronte di 40 chiusure. Sul fronte azionario il titolo ha mostrato una crescita senza paragoni, +113% negli ultimi 5 anni (McDonald ne ha registrato un +86% mentre First Trust Nasdaq Food & Beverage ETF, ETF e benchmark del settore, ha visto una crescita del +44%).