Intel: il peggio che deve ancora venire

 | 05.06.2023 20:30


Anche se negli ultimi anni Intel (NASDAQ:INTC) ha inanellato una serie di fallimenti, le origini dell’underperformance della società sono da addebitarsi all’arrivo di Bob Swan, prima CFO e poi CEO della società. Swan, con un background più finanziario che tecnico, a partire dal 2019 ha cominciato a ridurre gli investimenti in Ricerca & Sviluppo nella società, in un settore dove gli investimenti di questo tipo sono la linfa vitale per rimanere leader di mercato. Tali investimenti infatti sono passati da una media del 21-22% del fatturato fino al 17% nel 2020. Questo ha fatto sì che Intel perdesse la leadership tecnologica nei confronti di AMD.
Di lì il cambio di guardia, con la cacciata di Swan dopo appena due anni come CEO e l’arrivo di Pat Gelsinger (ex Chief Technology Officer della società), una persona con un background molto più tecnico e forse necessario per il tipo di società e di settore ad altissimo contenuto tecnologico. Il problema è che recuperare la leadership in un settore in cui gli investimenti di oggi danno frutti a 2-4 anni di distanza non è cosa immediata.
Sicuramente i primi segni dell’impegno di Intel ci sono: le spese in R&S solo volate al 28% nel 2022 e supereranno il 30% quest’anno. A questo si aggiunge l’enorme mole di investimenti attesa per la realizzazione delle “foundry”, gli stabilimenti in cui vengono stampati effettivamente i chip.
Negli ultimi 10 anni, il modello di business “fabless” (senza fabbrica), ha portato le società americane a disegnare i chip e produrli in Paesi a basso costo (principalmente a Taiwan). Adesso, con la minaccia di un’invasione cinese di Taiwan, gli USA hanno promosso il Chips Act, una serie di contributi governativi alle società che decideranno di produrre negli States i microchip. E Intel dovrebbe essere la principale beneficiaria, con almeno $20mld dei $52 stanziati dal Governo USA. Peccato che la società abbia all’orizzonte investimenti nei prossimi 5 anni almeno pari a $100mld, che la condanneranno a registrare Free Cash Flow sistematicamente negativi. Non l’ideale in un periodo di tassi elevati, in cui gli azionisti vogliono vedere i flussi nell’immediato.
Infine, ad appesantire il titolo è il current trading: i risultati del 1Q23 sono stati fortemente negativi, con ricavi a -36% e Gross margin in calo dal 53% al 34% nel giro di un anno (a testimonianza che Intel è ora costretta a vendere a sconto i suoi prodotti, mentre i concorrenti AMD e Nvidia mantengono margini stabili o addirittura riescono ad aumentarli).