Intesa a livello Brexit, vincono Mediobanca, BPER e UBI

 | 25.01.2017 12:19


Nel 2016 tre erano gli appuntamenti tanto attesi dai mercati: Brexit, Trump e referendum italiano.

Il nuovo “t zero” per i mercati finanziari è stato il 23 giugno con la Brexit, l’evento più importante dell’anno che avrebbe portato conseguenze non solo nel breve periodo ma soprattutto nel medio-lungo.

Come si sono comportate le principali banche italiane dal nuovo “t zero” ad oggi?

Salgono sul podio Mediobanca (MI:MDBI) +30%, BP Emilia Romagna +22%, Ubi (MI:UBI) +12% (insieme a Intesa (MI:ISP) fino all’altro giorno); mediocrità per Mediolanum (MI:BMED) +5% Unicredit (MI:CRDI) +4% e Intesa Sanpaolo (MI:ISP) 0%; bocciatura per Banco BPM (MI:PMII) con -5%, che ha dato il via alle fusioni tra le principali banche italiane, insieme a Mps (MI:BMPS) -72%.

Quindi?

Intesa perde il trono della migliore banca come fondamentali e grafico e cede il posto a Mediobanca che, oltre a rappresentare una delle maggiori realtà finanziarie, è un indicatore sintetico di come vada l’economia italiana: tiepido ottimismo per il FtseMib40 con tinte fosche all’orizzonte che potrebbero cambiare velocemente (Intesa docet) e intensamente l’impostazione long di fondo se non venissero risolti i nodi Mps e sistema bancario europeo in generale.

Draghi, nell’anno delle elezioni europee a rischio populismo, ha già avvisato che si può uscire dall’euro regolamentando il saldo target2, il che implicherebbe un disastro a catena per tutte le banche europee; è stato l’ennesimo atto di “moral suasion” della Bce nei confronti dei Governi Centrali per avviare le riforme ed essere più collaborativi e solidali per raggiungere l’unità fiscale, dopo quella bancaria, magari con vincoli più flessibili che permetterebbero di far soffrire meno gli Stati membri con problemi di bilancio (non potendo intervenire sul cambio) per arrivare ad una convergenza dei bilanci in tempi più lunghi e con obiettivi raggiungibili e sostenibili (nuovi parametri).