Investire sulle rinnovabili con un certificato al 16,20% annuo

 | 09.08.2022 10:55

Da diversi anni ormai, il tema della transazione energetica dai combustibili fossili alle energie pulite è di estrema attualità nelle agende politiche di tutti gli Stati. Dal Protocollo di Kyoto del 1997, agli accordi di Parigi del 2015 dove è stata elaborata l’agenda 2030 per uno sviluppo sostenibile, ai piani di azzeramento delle emissioni elaborati dalle singole aziende su orizzonti temporali più o meno lunghi. Il mondo intero è orientato alla conversione della produzione energetica, che dall’essere un’opzione e diventata poi un obbiettivo, per trasformarsi oggi in un’assoluta urgenza.

Ad aggravare la questione ed accelerare il processo ci ha pensato poi la guerra tra Russia ed Ucraina, con i paesi europei che in seguito alle sanzioni imposte, si sono attivati per cercare fonti alternative al gas russo con un serio rischio di non avere scorte sufficienti per il prossimo inverno. E da qui, si è resa ancor più evidente la necessità di accelerare sulla transazione energetica, verso fonti di energia pulita che può essere autoprodotte da ogni paese, a prescindere dalle risorse naturali di cui questo dispone.

Che quello delle rinnovabili sia un megatrend per gli anni a venire è indubbio, ma nel breve termine, come ogni settore e mercato potrebbe essere soggetto ad oscillazioni. Motivo per cui, investire in un certificato potrebbe essere una valida alternativa, essendo il capitale protetto anche in caso di ribassi entro un certo limite dei sottostanti.

Tra quelli presenti a mercato, una soluzione interessante può essere un’emissione di Vontobel dello scorso aprile con tre sottostanti: Veolia, Vestas Wind e SolarEdge. Ad oggi il worst of è Veolia che dista il 16% dallo strike ma mantiene un buon buffer sulla barriera mentre gli altri due distano rispettivamente l’11% e il 7%. Questo permette di acquistare il certificato abbondantemente sotto la pari a 87,60€, il che andrebbe ad incrementarne in modo importante il potenziale rendimento a scadenza.

Il flusso cedolare previsto, qualora i prezzi dei sottostanti rimangano al di sopra della barriera capitale e cedola, posta al 60% dei prezzi di strike, è pari al 1,35% mensile, che equivale ad un rendimento annuo del 16,20%. Con la scadenza ad aprile 2024, in caso di rimborso al nominale, la somma tra capital gain e flusso cedolare ammonterebbe a circa il 40% in un anno e otto mesi, circa il 24% annualizzato.

Interessante anche la possibilità di richiamo anticipato possibile dal mese di ottobre, e per i mesi successivi, al 100% dei prezzi di strike, discendente poi del 5% a semestre. Sarebbe quindi necessaria una buona risalita di tutti i sottostanti, ma in tal caso il capital gain sul nominale verrebbe incamerato su un orizzonte temporale molto più breve.

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Per quanto riguarda i sottostanti, il worst of Veolia è nettamente il meno volatile dei tre. E’ una società francese che si occupa di tre aree di servizi di pubblica utilità: gestione dell’acqua, gestione dei rifiuti e servizi energetici. Come tutti i principali fornitori, ha avviato un profondo processo di conversione della produzione. Dal punto di vista grafico, il titolo ha toccato il massimo a 33,49€ a inizio anno, salvo poi correggere in scia agli storni dei mercati, fino al minimo di inizio luglio a 22,21€. La barriera a 17,676 presenta ancora un discreto margine sul prezzo ed è posta appena sopra all’area dei 15€ che storicamente ha rappresentato un valido supporto.