Kick the Brexit can... till (if) you can...

 | 22.03.2019 09:02

Il palcoscenico principale restano le due sponde della Manica (Londra e Bruxelles). Ieri l’Europa ha prorogato(senza porre condizioni) la scadenza del 29 marzo di due settimane, allontanando marginalmente una potenziale crisi imminente, senza però impedire che l’esito finale mantenga (o addirittura aumenti) la sua elevata incertezza. Intanto i mercati azionarisi scrollano di dosso la deludente reazione di mercoledì sera alla dovishness della Fed e mettono a segno nuovi massimi per il 2019. Analizziamo più in dettaglio il ruolo delle strategie passive in questa price-action.

Kick the Brexit can (if you can). Potete decidere per la visione cinica o buonista. In ogni caso il calcio della lattina resta uno sport praticato con un certo successo a Bruxelles. L’assenza di un piano B dai progetti (dichiarati) di Theresa May ha evidentemente costretto l’Europa a proporne uno. Il Primo Ministro inglese ha ribadito, tra lo scetticismo dei delegati europei, la sua convinzionedi poter portare a casa una ratifica dell’accordo di uscita già respinto due volte, e con ampio margine, a Westminster. La controproposta, unanime, dei 27 paesi dell’Unione è stata quella di un rinvio incondizionato di due settimane, prontamente accettato oltremanica. Il 12 aprile diventa a questo punto il termine ultimo per l’esecutivo inglese entro il quale incassare un’approvazione parlamentare per un accordo che non verrà più rinegoziatoe ricevere un’ulteriore estensione tecnica, per l’implementazione legislativa, finoal 22 maggio. In questa scelta europea ci sta il tentativo di distanziarsi da eventuali responsabilità per un eventuale scenario di no-deal Brexit e al tempo stesso anche lo sfruttamento di margini temporali pragmaticamente utilizzabili. Se UK chiederà un rinvio lungo lo farà accettando di partecipare alle elezioni europee (23-26 maggio). Immagino, pur non conoscendo con precisioni i regolamenti, che prendere questa decisione con almeno 6 settimane di anticipo abbia senso.

In caso arrivi la (terza) sconfitta per la May l’esito diventa più imprevedibile. Il voto è previsto per settimana prossima ma non esiste ancora una data certa e con il rinvio concesso il tentativo potrebbe slittare ancora. Le presumibili opzioni sono: a) una richiesta (da sottoporre sempre entro il 12 aprile) per un rinvio lungo (almeno nove mesi), che faccio faticaa vedererealizzabile senza essere accompagnata dalle dimissioni di Theresa May e, presumibilmente, da elezioni anticipate; b) un tentativo di compattamento della maggioranza governativa su una proposta di no-deal Brexit (ribattezzato anche kamikaze-Brexit in quanto scelta volontaria e non errore accidentale) come soluzione preferibile a un rinvio lungo con i connessi rischi dielezioni (vittoria di Corbyn) e referendum (vittoria del Remain).

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