La BNS chiede più regole, “puntini” della Fed in disparte

 | 19.06.2014 13:31

Forex News and Events

L’impostazione da colomba della Fed, nonostante il miglioramento degli indicatori economici negli USA, ha innescato un pesante calo dell’USD e dei rendimenti USA. Ieri l’S&P 500 ha toccato un nuovo massimo storico a New York, l’EUR/USD si è apprezzato, raggiungendo quasi i massimi da due settimane sull’onda delle forti vendite di USD. Oggi l’inclinazione negativa nei confronti dell’USD continuerà con tutta probabilità a guidare i mercati, i livelli tecnici saranno importanti per definire i nuovi livelli di breve termine. In Svizzera, come previsto, la BNS ha mantenuto invariata la politica monetaria, chiedendo allo stesso tempo ulteriori regole per alleviare la tensione sul mercato immobiliare e dei mutui.

La posizione da colomba di Yellen compensa i “puntini” della Fed

Le traiettorie delle proiezioni (puntini) sui tassi d’interesse dei singoli funzionari della Fed suggeriscono, a partire dal 2015, un aumento dei tassi d’interesse più rapido rispetto a quanto previsto in precedenza. Stando ai puntini, il tasso di finanziamento della Fed raggiungerebbe l’1,125% entro la fine del 2015 (rispetto all’1,0% precedente) e il 2,50% entro la fine del 2016 (rispetto al 2,25% precedente). La proiezione per i tassi a lungo termine è pari al 4,0% (rispetto al 3,75% precedente). Nonostante la curva dei “puntini” più ripida, l’impostazione accomodante della presidente della Fed Yellen, espressasi a favore di tassi bassi “per un periodo di tempo considerevole”, ha frenato gli entusiasmi per i lunghi sull’USD. L’S&P 500 ha raggiunto il massimo record pari 1.954,74 punti, il Dow Jones è salito a 16.911,41 punti, mentre il Nasdaq Composite ha centrato i 4.365,098 punti, avvicinandosi ulteriormente al picco dei 4.572,830 punti raggiunto durante la bolla dei titoli tecnologici nel 2000. La debolezza dell’USD è il tema chiave della giornata.

La politica accomodante della BNS richiede misure normative più severe

La Banca Nazionale Svizzera (BNS) ha mantenuto invariato allo 0,00-0,25% l’obiettivo per il tasso Libor a 3 mesi e si è impegnata a continuare a proteggere la base dell’EUR/CHF a 1,2000 fissata a settembre 2011. L’intervento diretto sull’EUR/CHF ha aiutato l’economia svizzera a evitare un apprezzamento massiccio e una deflazione più profonda durante la crisi dell’Eurozona; la solida credibilità della BNS ha garantito il mantenimento della soglia dell’EUR/CHF senza che fossero necessari ulteriori interventi per proteggere i livelli a 1,20. Tuttavia, la debolezza del franco si è fermata a 1,26500 a maggio 2013. Da allora, una costante inclinazione ribassista e la continua domanda di CHF hanno fatto scendere la coppia a 1,21044 a marzo 2014, minimo da gennaio 2013. Anche se le continue pressioni al ribasso hanno sollevato timori di un intervento della BCE lo scorso 5 giugno, la correlazione negativa fra EUR/USD e EUR/CHF vista nell’ultimo anno ha compensato la debolezza dell’EUR, dopo che Draghi ha introdotto un nuovo pacchetto di stimoli nell’area euro.

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Per il futuro, secondo noi la BNS non ha motivo di imporre precipitosamente tassi negativi o una soglia più alta, finché la base a 1,20 rimarrà al sicuro. È preferibile tenersi queste misure come possibile jolly, poiché sembra che la BCE abbia ulteriore spazio di manovra per un nuovo allentamento. L’FMI ha detto che la BCE dovrebbe ricorrere a un programma di acquisto di bond simile a quello della Fed per allentare le pressioni deflattive. Vista la situazione dell’EUR, la BNS sarà obbligata a mantenere una politica accomodante, almeno finché non ci saranno i primi segni di aggressività dalla BCE. Per quanto riguarda gli squilibri nel mercato immobiliare e in quello dei mutui in Svizzera, innescati dalle misure di reazione all’euro della BNS, la banca centrale elvetica ha richiesto altre misure macroprudenziali.

L’EUR/CHF è sceso a 1,21666, testando la formazione di doppio minimo in atto dal 5 giugno (BCE), una rottura sotto questi livelli dovrebbe intensificare le pressioni al ribasso. Il supporto critico staziona a 1,21044 (minimo maggio 2014).

Formazione di un “tweezer top” per l’NZD/USD

Spinta dalla cifre positive riferite al PIL del primo trimestre e dalla debolezza dell’USD, la coppia NZD/USD ha toccato quota 0,8635 alla chiusura di New York, per poi scendere da 0,8736 in apertura di seduta. Gli attuali pattern a candela indicano la formazione di un “tweezer top” in caso di chiusura giornaliera inferiore a 0,8635, sviluppo che suggerirebbe una piccola inversione ribassista. Sulla base dell’andamento storico dei prezzi dell’NZD/USD, la formazione a tweezer durante un trend rialzista sarà seguita con tutta probabilità da nuova domanda dopo l’attenuazione delle tensioni per il surriscaldamento dei livelli tecnici.