La BNS su asset più rischiosi a causa di un EUR più debole

 | 30.01.2015 14:31

h2 Forex News and Events/h2

La deflazione dell’Eurozona si intensifica più del previsto. La stima sull’IPC di gennaio mostra una contrazione dello 0,6% su base annua, mentre l’inflazione di fondo dovrebbe scendere dallo 0,7% allo 0,5% a/a. In un’ottica di medio termine, la deflazione e i timori di un’uscita della Grecia non sono sicuramente positivi per il complesso EUR. Nel breve termine, però, la reazione immediata rimane limitata perché le notizie negative erano state ampiamente messe in conto.

Dal punto di vista tecnico, l’EUR/USD è pronto a entrare in zona di consolidamento rialzista, la compressione della scorsa settimana dovuta al QE della BCE nel frattempo è stata digerita. Le incertezze rispetto alla situazione politica greca continuano a pesare sul complesso EUR, sarà necessaria una chiusura sopra 1,1460 (pivot MACD / ex supporto) per un nuovo segnale rialzista, vista la fragilità del sentiment intorno all’EUR. La previsione di medio-lungo periodo rimane nettamente negativa, correzioni di breve termine costituiranno una buona opportunità per rafforzare i corti di lungo termine sull’EUR.

Scendono le pressioni a vendere sull’EUR/GBP perché il cable è finito inaspettatamente sotto pressione. Mentre la coppia GBP/USD testa il supporto psicologico a 1,5000 sull’onda di svariate ragioni, il rialzo a sorpresa delle approvazioni di mutui nel Regno Unito segnala che nei prossimi mesi il mercato immobiliare potrebbe riprendersi (un dato piuttosto positivo per la GBP). Il miglioramento è dovuto ovviamente al calo di 10 punti base dei tassi d’interesse effettivi sui mutui. Man mano che l’economia reale reagirà ai tassi bassi, prevediamo un calo limitato delle vendite di breve termine per la coppia GBP/USD.

La BNS si sposta su asset a reddito fisso più rischiosi

L’impennata dell’EUR/CHF sopra 1,05 all’apertura del mercato svizzero ha alimentato speculazioni su un possibile coinvolgimento della BNS. Il mercato monetario ha mostrato una reazione limitata, non osserviamo tensioni particolari sui future sul tasso d’interesse euro svizzero. Man mano che l’EUR/CHF sale, gli investitori istituzionali e i proprietari d’imprese saranno sempre più tentati a vendere EUR contro CHF sui mercati dei future e dei derivati per fissare delle coperture sul forex considerato il rischio posto dall’EUR. Prevediamo quindi un rialzo a singhiozzo in area 1,05/1,10.

L’impatto del deprezzamento dell’EUR/CHF si percepisce molto nella vita quotidiana svizzera. I supermercati, i negozi di mobili e abbigliamento offrono sconti elevati per evitare che i clienti facciano acquisti oltreconfine. Detto questo, il mercato del lavoro subisce forti pressioni alla contrazione. Nel cantone di Ginevra, si parla già di negoziati per la disoccupazione al 50%. Per i prossimi mesi prevediamo un significativo aggiustamento dei prezzi sul mercato reale, che dovrebbe raffreddare le pressioni all’acquisto di franchi.

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I dati ufficiali mostrano che, alla fine del quarto trimestre, le riserve in EUR della BNS erano salite dal 45% al 46%; gli asset a reddito fisso con rating A sono aumentati significativamente, dal 3% al 10%, rispetto agli asset a reddito fisso con rating AA (in calo dal 29% al 22%). La BNS probabilmente espanderà la tolleranza al rischio per compensare le perdite dovute a un’ulteriore debolezza dell’EUR. Non ci sorprenderebbe assistere a un riposizionamento della BNS, da asset denominati in EUR ad asset non in euro, a reddito fisso e con un rendimento maggiore per diversificare il rischio di portafoglio, ora che non ci sono più vincoli sull’EUR/CHF.

L’USD/CHF testa la media mobile a 200 giorni (0,9288). Gli indicatori di trend e momentum suggeriscono che la correzione innescata dalla BNS sta terminando e la coppia sta entrando in zona di consolidamento rialzista. In caso di chiusura settimanale superiore a 0,9141 (61,8% di Fibonacci sul calo del 15 gennaio), prevediamo un ulteriore potenziale al rialzo verso 0,9551 (74,6% di Fibonacci). Le inversioni di rischio delta-25 sono ancora negative su tutta la curva, anche se si dovrebbero normalizzare sopra la linea dello zero, viste le prospettive divergenti sulla Fed rispetto alle altre valute del G10.