La Fed e le borse pesano sull’oro come asset rifugio; caffè ancora alle strette

 | 18.07.2018 14:10

È difficile che l’oro strappi al dollaro lo status di asset rifugio nell’immediato futuro, con la Federal Reserve implacabilmente interventista e l’impennata dei titoli azionari USA che accelerano la forza della valuta USA senza lasciare spazio ai fan del metallo prezioso.

E lo stesso si può dire dei tori del caffè, che si sono goduti solo una breve tregua dalle vendite all’inizio della settimana nei timori per un eccesso delle scorte brasiliane. Dopo l’impennata di lunedì, i prezzi dei chicchi di caffè scelti da rivenditori come Starbucks (NASDAQ:SBUX) e Dunkin’ Donuts (NASDAQ:DNKN) sono tornati a scendere e potrebbero restare in calo con il dollaro forte che pesa sulla domanda delle materie prime, dicono i trader.

Al contrario, il ribasso del greggio potrebbe essere limitato se le scorte settimanali statunitensi dovessero scendere per la seconda settimana consecutiva. I dati di settore di ieri hanno mostrato un aumento delle scorte USA nella settimana terminata il 13 luglio. Ma se i dati ufficiali sulle scorte, previsti alle 10:30 ET di oggi, dovessero rivelare un calo, allora i prezzi potrebbero rimbalzare dai minimi di 3 anni e mezzo. Il riferimento USA West Texas Intermediate (WTI) è stato scambiato vicino ai 67 dollari al barile questa settimana, mentre il riferimento globale, il britannico Brent, si è attestato sotto i 72 dollari tra le pressioni di una serie di fondamentali ribassisti, tra cui l’apparente dietrofront del governo Trump sulle condizioni relative alle sanzioni sul greggio iraniano. Alcuni prevedono una ripresa del prezzo del greggio entro il prossimo trimestre e Goldman Sachs si aspetta che il Brent arrivi agli 80 dollari entro l’autunno.

h2 Il minimo di un anno dell’oro/h2

Per quanto riguarda l’oro, il contratto dei future con consegna ad agosto sulla divisione COMEX del New York Mercantile Exchange ha segnato il minimo di un anno di 1.266,90 dollari l’oncia ieri quando il Presidente della Federal Reserve Jay Powell ha dichiarato nella sua testimonianza semestrale al Congresso che, con il mercato del lavoro che si è rafforzato e l’inflazione vicina all’obiettivo del 2%, la “strada migliore da seguire” è procedere con l’aumento dei tassi.