Ellen R Wald PhD | 25.05.2023 12:35
Sono passati sei mesi dall’entrata in vigore del price cap del G7 sulle esportazioni petrolifere russe. Il Dipartimento per il Tesoro USA di recente ha pubblicato un report sui progressi concludendo che la politica del price cap non sta funzionando. Per quanto sulla carta si possa affermare che stia funzionando, il mercato del petrolio ha subìto dei cambiamenti significativi che stanno negando gli obiettivi della politica con effetti degni di nota sul mercato.
Obiettivi
La politica del tetto al prezzo del petrolio aveva due obiettivi dichiarati: 1- ridurre le entrate per la Russia; 2- mantenere abbastanza petrolio russo sul mercato da impedire ai prezzi globali di andare alle stelle. È stata studiata in modo che le compagnie di spedizione, commercio e assicurazione del G7 possano fornire servizi per la vendita di petrolio russo senza incorrere in sanzioni solo se quel petrolio viene venduto ad un prezzo pari o inferiore al price cap. Il price cap è stato fissato a 60 dollari al barile nel dicembre 2022. Il Dipartimento per il Tesoro faceva notare con entusiasmo che, dopo l’invasione russa dell’Ucraina, il petrolio russo era venduto ad oltre 100 dollari al barile, arrivando persino a 140 dollari sul mercato spot nella primavera del 2022.
Impatto sul prezzo
Tuttavia, nel novembre 2022 (poco prima dell’applicazione del price cap), il petrolio Urals russo si attestava ad appena 57,49 dollari al barile. A metà dicembre, era crollato a 48,69 dollari. Ma anche il prezzo medio del Brent era sceso di 10 dollari al barile nel periodo, a causa delle prospettive economiche cupe.
Il G7 può dire che la politica del price cap ha fatto abbassare il prezzo del petrolio russo solo rispetto al prezzo che aveva all’inizio dell’invasione ed alle sanzioni immediatamente seguite. Se lo si confronta col prezzo del petrolio russo subito prima dell’entrata in vigore del price cap, non ha avuto alcun impatto nell’abbassare il prezzo del petrolio della Russia.
In effetti, una recente analisi del Centre for Research on Energy and Clean Air rivela che la politica del price cap non sta nemmeno mantenendo il prezzo del petrolio russo sotto il livello del tetto perché, ad aprile, dei cargo di petrolio russo sono stati venduti ad un prezzo superiore. Gli autori dello studio citano la mancanza di applicazione per il fallimento della politica del tetto del prezzo.
Fonti di entrate petrolifere russe
Da quando Europa e USA hanno iniziato a sanzionare il petrolio russo, la Russia si è costruita un’industria di spedizioni e assicurazioni da usare per il suo petrolio. Quindi clienti come India e Cina possono comprare petrolio russo senza dipendere da navi, assicurazioni o servizi commerciali Occidentali, evitando completamente il price cap.
E questo rappresenta un nuovo flusso di entrate per la Russia. Non è chiaro quanti soldi stia ottenendo Mosca da questi servizi accessori, ma sicuramente non pochi. Il governo russo, inoltre, di recente ha alzato le tasse sulle esportazioni petrolifere, quindi ora ricava più soldi di prima dalla vendita del suo petrolio. Anche questo rende il price cap meno efficace per quanto riguarda l’obiettivo di limitare le entrate petrolifere russe.
Conclusioni
I trader dovrebbero tenere a mente i seguenti punti:
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Nota: L’autrice non possiede nessuno degli asset menzionati nell’articolo.
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