La RBNZ interviene

 | 29.09.2014 14:18

h2 Forex News and Events

L’USD continua a mostrare i muscoli, facendo aumentare la volatilità sul forex. Di conseguenza, sulle valute ad alto rendimento aumentano le pressioni a vendere. Nonostante il rally, chi opera in USA s’interroga sull’effetto dell’”eccezionalità” americana rispetto al suo ruolo di guida (grazie alla ripresa della domanda interna) in un clima internazionale più debole. Le vendite che hanno interessato gli indici azionari globali la scorsa settimana, fra cui anche l’S&P 500, che ha chiuso la settimana in negativa, suggeriscono che gli investitori si stanno insospettendo per i prezzi sui mercati. Poiché pare che siano i riacquisti senza precedenti di azioni societarie e la politica della Fed ad alimentare l’inflazione dei prezzi degli asset, e non una vera ripresa della crescita, c’è la sensazione che la solidità dei dati USA sia diventata artificiale. Noi abbiamo un’impostazione più moderata, a nostro avviso una forte flessione dell’azionario è improbabile, visto che BCE, BoJ e anche la PBoC si stanno dirigendo verso maggiori stimoli in scia alle deboli previsioni di crescita. Le banche centrali di Stati Uniti e Regno Unito continuano invece a rafforzare la divergenza delle politiche monetaria. Alla luce di questa deviazione, rimaniamo costruttivi su USD e GBP, e favorevoli all’azionario globale. Fatta questa premessa, visto l’ulteriore deterioramento delle prospettive di crescita, le materie prime e le valute ad esse collegate faranno fatica a trovare acquirenti nel prossimo futuro. Ciò nonostante, la relazione fra i tassi d’interesse USA e i prezzi delle materie prime continua a essere forte e, poiché il rialzo dei rendimenti USA sarà limitato viste le pressioni al ribasso dall’Europa, potremmo assistere a una stabilizzazione dei prezzi delle materie prime (anche se permane il rischio al ribasso).

Vendita di NZD

Sui mercati valutari, l’NZD è tornato al centro della scena. La coppia NZD/USD ha ceduto quasi il 2%, scendendo a 0,7710 da 0,7868 (in calo del 12% rispetto al picco di luglio) e la Reserve Bank of New Zealand (RBNZ) ha dichiarato di essere intervenuta attivamente sui mercati valutari, vendendo 521 milioni di USD nel mese di agosto, rispetto ai 2 mln di NZD venduti a luglio. Si tratta dell’intervento più copioso dal 2007 e molto probabilmente la RBNZ continuerà a vendere in settembre. La scorsa settimana, in un comunicato non programmato, il governatore della RBNZ Graeme Wheeler aveva segnalato che l’intervento era avvenuto, dicendo che il prezzo dell’NZD era “ingiustificato e insostenibile”. Vale la pena osservare che questi termini non sono nuovi, ma la natura inaspettata della pubblicazione ha segnalato esplicitamente che la RBNZ voleva inviare un messaggio forte e che la soglia per un intervento diretto sul forex era stata superata. Per la maggior parte dei partecipanti al mercato, l’intervento aggressivo della RBNZ non è stato però il motivo cardine della debolezza dell’NZD. Si ritiene che la debolezza dei prezzi dei prodotti caseari, le intense pressioni verbali e la decisione della RBNZ di passare a un’impostazione neutrale siano state le cause principali. In prospettiva, la forza dell’USD da una parte e la retorica aggressiva dall’altra, oltre alle vendite dirette, sono state estremamente efficaci e ciò suggerisce che la RBNZ ha ancora spazio per agire. L’impennata della volatilità implicita dell’NZD è chiaramente esagerata e insostenibile e ciò indica che la flessione subirà un rallentamento. Ciò nonostante, gli operatori farebbero bene a mettere in conto un calo ulteriore dell’NZD, visto che gran parte delle stime sul valore di mercato continuano a essere sopravvalutate.

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