La scommesse al ribasso sul Brasile equivale ad una Put sui mercati internazionali

 | 01.03.2023 11:25


La premessa è tranchant. Se l’inflazione in Usa continuerà a salire, e di conseguenza anche i tassi d’interesse, spingendo l’economia globale in una recessione, il Brasile entrerà con molta probabilità in crisi. Scommettere al ribasso sulla più grande economia del continente sudamericano in questo momento equivale ad acquistare una Put sui mercati azionari globali. Appartenente al gruppo dei BRICS (il cui acronimo è costituito dalle iniziali di Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica) il paese carioca è tra i più grandi esportatori di materie prime alimentari e non, tra i quali la soia, il mais e il petrolio. Se il globo si ferma, e con esso si accentua la discesa dei prezzi delle commodities, il paese si inabisserà. Il Brasile è fortemente legato in termini commerciali sia alla Cina che agli Stati Uniti, il cui rafforzamento del dollaro continua a destabilizzare la stabilità finanziaria del Paese. Il suo debito è cresciuto, a seguito della pandemia, fino all’88% del suo Pil e la Banca Centrale mantiene una politica monetaria con i tassi al livello del 13.75%. Se a tutto questo aggiungiamo anche gli impegni assunti dal nuovo Presidente Luiz Inácio Lula da Silva, in termini di incremento nelle spese per investimenti in infrastrutture, educazione, povertà e ambiente, ecco che le preoccupazioni dei mercati sul futuro del Brasile si fanno più serie.
E l’attuale situazione si riflette sul suo principale indice azionario, il Bovespa. In questi giorni l’indice sta tentato di rompere al ribasso la soglia psicologica dei 105.000 punti, movimento che potrebbe far scattare un’accelerazione ribassista verso i minimi a 95.000 toccati nel luglio 2022.