La sterlina riprende fiato, operazioni di carry-trade a rischio

 | 17.06.2014 15:37

Forex News and Events

L’escalation delle tensioni in Iraq e la decisione degli USA di inviare dei soldati per proteggere le rappresentanze diplomatiche limitano la propensione al rischio nelle contrattazioni sul forex. Per le operazioni di carry trade si profila il rischio di liquidazioni dovute all’inversione dei flussi di capitale internazionale, mentre gli operatori vanno a caccia di opportunità di acquisto sui minimi nelle correzioni dei prezzi di oro e petrolio. Nel Regno Unito, il complesso GBP riprende fiato dopo la delusione generata dalle cifre sull’inflazione riferite a maggio. La sterlina è stata venduta contro EUR e USD, senza intaccare però le soglie dei livelli tecnici chiave. Man mano che ci avviciniamo all’apertura di New York, l’attenzione degli operatori si sposta sull’inflazione negli USA, ultimo dato importante prima della decisione del FOMC in programma il 18 giugno.

Delude l’IPC del Regno Unito

A maggio i prezzi al consumo hanno subito un’accelerazione più lenta, pari all’1,5% a/a (non riuscendo quindi a replicare il rialzo a sorpresa di aprile, pari al 2,0%, dovuto forse alla domanda legata alla Pasqua); l’IPC m/m si è attestato al -0,1% rispetto allo 0,2% previsto. La debolezza dell’inflazione si spiega soprattutto andando a guardare i prezzi di generi alimentari e trasporti. Di riflesso, la coppia GBP/USD è scesa a 1,6938, ma non sono stati danneggiati livelli critici. L’EUR/GBP ha recuperato fino a 0,80083, facendo risalire l’RSI al 27%. Secondo noi sarà necessaria una correzione al rialzo più marcata nel breve periodo. Si dovrà sfidare la zona di offerta a 0,80000/0,80500. Questi movimenti permettono ai tori della GBP di riprendere fiato, ma non modifichiamo la nostra impostazione rialzista di medio periodo sulla GBP.

Le tensioni in Iraq sostengono i prezzi di oro e petrolio

Le apprensioni per l’Iraq assicurano la propensione per l’oro, mentre gli USA inviano soldati per proteggere le rappresentanze diplomatiche nella regione interessata dai disordini. La coppia XAU/USD testa la media mobile a 50/10 giorni (1.286,01 USD / 1.298,53 USD) in scia alla nuova domanda di beni rifugio e di coperture di corti, sopratutto vista la sommessa ripresa dell’USD. Con l’intensificarsi dei rischi geopolitici, è sicuramente più prudente evitare il lato corto del gioco. La coppia XAU/USD trova supporto a 1.262,70 / 1.266,45 USD (38,2% di Fibonacci sulla ripresa da gennaio a marzo / media mobile a 21 giorni). La formazione di una linea engulfing ribassista indica che potrebbero diminuire i tentativi rialzisti sostenuti dai livelli tecnici, anche se l’impostazione rimane positiva. Un supporto importante staziona a 1.238 USD.

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Il greggio WTI ha recuperato tre quarti delle perdite subite fra settembre 2013 e giugno 2014, le pressioni in Iraq e le tensioni fra Ucraina e Russia esercitano chiaramente delle pressioni al rialzo sull’intera curva forward. Il brent corregge il rally di venerdì a 114,69 (massimo da 9 mesi). Anche se le condizioni d’ipercomprato suggeriscono una correzione al ribasso più marcata, le tensioni in Iraq fanno propendere per l’acquisto.

Carry-trade a rischio

Con il venir meno della propensione al rischio, ci sono segnali d’inversione nei flussi di capitale internazionale; ciò rappresenta un rischio per le posizioni orientate al carry della scorsa settimana. Le valute legate alle materie prime e le divise ad alto rendimento dei mercati emergenti sono soggette al rischio di liquidazione. L’USD/BRL trova supporto nella fascia inferiore del trend ascendente di aprile-giugno (che oggi oscilla fra 2,2250 e 2,3000), l’USD/TRY si sta dirigendo verso 2,1500/48 (livello psicologico / media mobile a 100 giorni) perché, oltre alle discussioni sul potenziale taglio dei tassi da parte della BCT alla riunione del Comitato di Politica Monetaria del 24 giugno (come richiesto dal partito al potere AKP), le possibili elevate volatilità amplificano le pressioni a vendere.

Per quanto riguarda le valute oceaniane, la coppia AUD/USD non è riuscita a superare le offerte in zona 0,9400/50 e attualmente testa il supporto che corrisponde al 61,8% di Fibonacci (sul calo da ottobre 2013 a gennaio 2014). Il pessimismo che trapela dai verbali della RBA in merito all’efficacia dei tassi bassi nel compensare il calo degli investimenti nel settore minerario dovrebbe continuare a esercitare pressioni sulla coppia. In Nuova Zelanda, i rischi per la coppia NZD/USD non si sono ancora concretizzati, ma il calo persistente dei rendimenti dei titoli di stato neozelandesi a due anni in atto dal 30 maggio dall’inizio di questa settimana ha subito una brusca inversione.